Conferenze Nazionali

Report della Terza Conferenza Nazionale del FLNA

18' di lettura

Resoconto della Terza Conferenza Nazionale del Fronte di Lotta No Austerity.
Un ulteriore passo in avanti nel coordinamento delle lotte:

Il 10 e 11 novembre si è svolta a Modena la Terza Conferenza Nazionale del Fronte di Lotta No Austerity: due giorni di intenso e plurale dibattito su diversi temi, aventi al centro la necessità di creare quell’unità d’azione e di lotta che è ogni giorno più necessaria per respingere gli attacchi dei governi e dei padroni. Una Conferenza che ha coinciso, nella giornata di sabato, con partecipate e combattive manifestazioni contro il governo giallo-verde: dalla grande manifestazione di Roma contro il razzismo e contro il decreto sicurezza ai tanti presidi cittadini contro il decreto Pillon, fino al presidio antifascista di Alessandria. Lungi dall’ostacolare i lavori della Conferenza, questa coincidenza ha arricchito i lavori: le realtà aderenti al FLNA che erano impegnate nelle varie manifestazioni – dall’Usi di Roma (tra i promotori della manifestazione antirazzista) agli attivisti piemontesi presenti al presidio di Alessandria fino alle donne in lotta in piazza contro il decreto Pillon – ci hanno mandato messaggi di saluto e informato sull’andamento delle stesse, creando così un collegamento costante tra la Conferenza e le lotte in corso.

Tante voci, tante lotte

Sono tanti i protagonisti delle lotte, dei sindacati combattivi, dei movimenti che hanno portato la loro testimonianza alla nostra Conferenza: le maestre diplomate protagoniste di una stagione di scioperi e dure mobilitazioni (erano presenti e sono intervenute le maestre dei Lavoratori Scuola Auto-organizzati di Milano, del Coordinamento Diplomati magistrali di Parma, le maestre e i maestri dei coordinamenti di Bologna e Modena); gli insegnanti che nelle scuole resistono alle logiche aziendali dell’alternanza scuola-lavoro (sono intervenuti e hanno partecipato ai lavori insegnanti della Cub, dei Cobas scuola, della Cgil); gli studenti dei collettivi milanesi; gli operai del settore gomma-plastica (dalla Pirelli alle fabbriche piemontesi) e metalmeccanico (sono intervenuti tra gli altri gli operai dello Slai Cobas della Sevel/Fca, gli operai della Ferrari tra cui i delegati Fiom, così come altri attivisti della Fiom e della Flmuniti Cub di Cremona e Parma); i lavoratori dei trasporti (gli attivisti della Cub Trasporti di Alitalia, delle ferrovie, dell’aeroporto di Linate); i lavoratori immigrati e gli attivisti dei sindacati della logistica di Monza, Bergamo e Bologna; le Donne in Lotta; i lavoratori della sanità (da Firenze a Salerno, da Milano a Cremona); gli attivisti del Movimento di Lotta per la Casa di Firenze; gli attivisti di Spazio17 e dello Sportello Migranti di Bari; le lavoratrici della Transcom di Bari; una compagna brasiliana che ci ha raccontato la situazione delle lotte in Brasile all’indomani dell’elezioni di Bolsonaro. Tanti altri sono stati gli interventi in questi due giorni di dibattito intenso.

Particolarmente apprezzati e molto applauditi sono stati gli interventi di Nara Cladera del sindacato di base Solidaires (Francia), intervenuta in rappresentanza della Rete sindacale internazionale di Solidarietà e di Lotta a cui anche il Fronte di lotta No Austerity aderisce: Nara ci ha parlato delle lotte in Francia e nel mondo, ha portato i saluti della Rete internazionale, ribadendo la necessità di rafforzare su scala mondiale l’unità delle lotte, contrastando la diffusione dei nuovi nazionalismi e le politiche di rapina coloniale.

Importante è anche il fatto che durante la conferenza si sono ritrovati e confrontati compagne e compagni di diverse sigle sindacali, a dimostrazione del fatto che l’unità d’azione e di lotta non è solo un ideale astratto ma qualcosa che può essere costruito concretamente. Sono infatti intervenuti lavoratori e lavoratrici della Cub, dello Slai Cobas, dei Cobas Scuola, della Fiom, della minoranza Cgil, del Sol Cobas, del Si.Cobas, di Usb ecc.

I lavori della Conferenza e le mozioni approvate

I lavori della Conferenza sono iniziati sabato 9 novembre alle ore 11, con una relazione introduttiva di Diego Bossi, operaio della Pirelli, che ha ricordato gli attacchi del governo (dal licenziamento delle maestre al decreto “dignità” fino dal decreto sicurezza) e ha ribadito le ragioni che in questi anni hanno portato tanti attivisti e tante attiviste sindacali e dei movimenti a partecipare alla costruzione del FLNA: anzitutto la necessità di rafforzare la solidarietà di classe superando la frammentazione e le divisioni, solidarietà tanto più necessaria a fronte di un inasprimento costante delle leggi antisciopero. Alla relazione introduttiva è seguita una relazione integrativa di Giordano Spoltore, operaio della Sevel (FCA) di Atessa, che ha illustrato le caratteristiche del famigerato “modello Marchionne” in Fiat, modello che ha aperto la strada a pesanti attacchi alle condizioni di lavoro e alla democrazia sindacale, attacchi estesi dal gruppo Fiat a tutto il mondo del lavoro (si pensi al Testo unico sulla rappresentanza, prima sperimentato in Fiat e poi esteso a tutto il lavoro privato).

Il dibattito è iniziato con l’intervento di Emilia Piccolo dei Lavoratori Scuola Auto-organizzati di Milano, che ha ricordato come sia brutale e generalizzato l’attacco al mondo della scuola, riguardando sia studenti che insegnanti. Subito dopo sono intervenuti un operaio immigrato della logistica (che ha ricordato il sistema di sfruttamento selvaggio delle cooperative) e un compagno operaio della Ferrari, che ha ribadito la necessità di continuare a lottare contro lo sfruttamento rilanciando azioni di sciopero e mobilitazione.

Gli interventi sono proseguiti per tutto il pomeriggio che si è concluso con una replica di Fabiana Stefanoni, insegnante e attivista delle lotte nella scuola, che ha ribadito la necessità di rafforzare l’unità d’azione al fine di contrastare gli attacchi del governo e l’importanza di contrastare con fermezza razzismo e maschilismo, che sono i mezzi che il capitalismo usa per dividere i lavoratori e tentare di indebolire le lotte.

I lavori sono continuati anche in serata, con un punto introdotto da Daniele Cofani, lavoratore Alitalia, avente a tema la discussione su future campagne e iniziative. Dopo una partecipata discussione, si è deciso di promuovere, coordinandosi con la Rete sindacale internazionale, una campagna europea contro il razzismo (se possibile da estendere a livello internazionale: si veda il testo approvato). Credendo fortemente nell’attività e nella lotta internazionale, e ponendo come esempio l’incontro internazionale del settore aereo del sindacalismo combattivo aderente alla rete sindacale (RSISL), avvenuto a Madrid in ottobre, si è riscontrata la necessità di valutare la possibilità che tale esperienza possa essere riprodotta anche in altri settori come quello metalmeccanico e della scuola. Sarà importante anche organizzare delle delegazioni nei prossimi appuntamenti internazionali in calendario, come ad esempio all’incontro dei lavoratori della scuola previsto a Brasilia nel 2019.

La domenica è stata invece dedicata alle Donne in Lotta. La relazione introduttiva di Laura Sguazzabia ha spiegato nei dettagli l’attacco alle donne contenuto nel decreto Pillon, richiamando alla necessità di coniugare la lotta contro il maschilismo con la lotta contro lo sfruttamento, cioè la battaglia di genere con quella di classe: il decreto Pillon non rappresenta solo un arretramento sul terreno dei diritti democratici della donna, ma mina anche la sua indipendenza rischiando di incrementare ulteriormente la violenza maschilista dentro e fuori le mura domestiche. Si è discusso anche delle giornate di lotta del 24 novembre e dell’8 marzo a cui la Conferenza nazionale ha dato la sua adesione, attivando da subito tutte le componenti del FLNA a costruire la giornata di sciopero dell’8 marzo. Infine è stata espressa solidarietà alla lotta esemplare delle 17 operaie della Montello di Bergamo, alle dipendenze da oltre dieci anni in una delle più grandi aziende di riciclaggio rifiuti e ora lasciate a casa senza lavoro dal cambio appalto.

Dopo aver letto alcuni saluti arrivati (il saluto della Csp Conlutas del Brasile, dell’Usi, di Alp Cub, dello Slai Cobas psc ecc), i lavori si sono conclusi con la presentazione e la discussione dei documenti e contributi presentati dalle varie realtà aderenti al FLNA e con la votazione di alcune mozioni e ordini del giorno di solidarietà che potete leggere in calce a questo report. La battaglia per rafforzare il fronte unico delle lotte continua!

Campagna Europea Antirazzismo

ODIA IL PADRONE NON L’IMMIGRATO, COSTRUIAMO UNA GRANDE CAMPAGNA ANTIRAZZISTA IN EUROPA

La grande crisi del capitalismo sta generando in Europa un progressivo peggioramento delle condizioni socio-economiche delle fasce più deboli a cui, le varie forze politiche di ogni schieramento, non sono state in grado di dare nessuna risposta o soluzione, e proprio in questo contesto è stato facile alimentare un vento gelido fatto di intolleranza, razzismo e xenofobia: un’ostilità mista a paura verso gli altri, in particolare se “stranieri”, alimentata da mass media e organizzazioni politiche opportuniste e razziste.

Le politiche antioperaie e repressive dei governi di ogni colore che si sono alternati negli anni, la sempre più diffusa povertà, la crescita costante della disoccupazione, la paura di perdere il posto di lavoro e le conseguenti difficoltà a trovarne un altro, il peggioramento del welfare e dell’assistenza socio-sanitaria, la conseguente frustrazione per un futuro più che mai incerto e la contemporanea gestione emergenziale dell’immigrazione, mista ad una falsa propaganda su un’imminente invasione migratoria verso il vecchio continente, hanno favorito il ritorno dei nazionalismi e delle destre europee.

Già da alcuni anni l’estrema destra è in crescita in tutta Europa: in Ungheria i primi due partiti del Paese (Fidesz del primo ministro Orbán e Jobbik) fanno a gara a chi sta più a destra; stessa situazione in Austria dove il Partito delle libertà austriaco (FPÖ) di estrema destra è al governo con il principale partito di centro-destra; il parlamento della Danimarca è vincolato ai voti del Partito del popolo danese (DF) il cui programma è basato sul divieto di ingresso per gli immigrati musulmani; in Italia dopo le elezioni di marzo la Lega di Salvini guida, con il Movimento cinque stelle, il governo più razzista dai tempi del fascismo; ma le destre hanno raccolto risultati fino a qualche anno fa impensabili anche in Francia (il Front National guidato da Marine Le Pen), in Svezia (Svedesi Democratici), in Slovacchia (Nostra Slovacchia – LSNS- e Partito Nazionale Slovacco – SNS), in Belgio, in Polonia, in Gran Bretagna e finanche in Germania con Alternativa per la Germania (AfD) che ha triplicato i suoi voti.

Di fronte a tutto questo dilagante populismo razzista si stanno intensificando le manifestazioni di protesta da parte di tutti gli antifascisti e le antifasciste europei, per cercare di rafforzare gli anticorpi che servono per contrastare il fascismo e la xenofobia: ma evidentemente questo non può bastare.

I fallimenti di quegli stessi partiti riformisti che hanno dato il via alle politiche razziste nei governi di ogni colore in tutta Europa, hanno portato al massacro delle popolazioni, per rendere omaggio ai diktat della Banca centrale europea e della Commissione europea: la riduzione dei salari e delle pensioni, l’innalzamento dell’età pensionistica, le difficoltà a trovare la prima occupazione per i giovani e l’erosione dei diritti dei lavoratori, in particolare se donne, hanno lasciato le fasce più deboli dei Paesi in balia di una propaganda distorta che, sfruttando le paure, si è concentrata sul promettere sicurezza a discapito degli immigrati.

In Italia, con il Decreto sicurezza a marca Salvini, in un colpo solo, stanno tentando di cancellare misure di accoglienza che, se pur non esenti da criticità, rappresentavano un punto fermo per la gestione di chi arrivava nel Paese: tale decreto su immigrazione e sicurezza abolisce la protezione umanitaria, estende il trattamento nei Cpr (Centri per i rimpatri), consente di trattenere i richiedenti asilo e gli irregolari ai valichi di frontiera, revoca o diniega la protezione internazionale e lo status di rifugiato, ridimensiona il lavoro degli Sprar (Sistema per l’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati), non consente ai richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe, criminalizza le lotte per il lavoro e la casa battendo un duro colpo alle battaglie in cui proprio gli immigrati erano stati i protagonisti negli ultimi anni, con blocchi ed occupazioni ecc..

Per questo e soprattutto per quello che di peggio può arrivare, tanto più nella lotta contro razzismo e xenofobia, è necessario unire le lotte di tutti i lavoratori d’Europa per colpire uniti questo male da estirpare. Al contempo, siamo consapevoli che il nostro obiettivo ultimo deve essere la sconfitta del capitalismo, che a fronte dei profitti di pochi, affronta le sue crisi soprattutto attraverso le oppressioni, come il razzismo e maschilismo, con l’unico scopo di dividere la classe lavoratrice per poi facilitarsi il compito di tagliare diritti e salari con il conseguente drastico peggioramento delle condizioni di vita del proletariato.

Il Fronte di Lotta No Austerity (FLNA) lancia un appello a tutte le organizzazioni dei lavoratori, ai sindacati, ai comitati di disoccupati, alle associazioni umanitarie, ai comitati di lotta, ai singoli antirazzisti a unire le proprie forze in una grande campagna europea contro il razzismo per contrastare tutte quelle forze politiche e quei governi che attaccano le sorelle ed i fratelli immigrati, ponendo gli uni contro gli altri pezzi della stessa classe al solo fine di salvaguardare i profitti dei padroni.

CONTRO LE POLITICHE RAZZISTE DEI GOVERNI!

PER LA CASA, IL LAVORO ED I DIRITTI SOCIALI!

ODIA IL PADRONE E NON L’IMMIGRATO!

Documento DIL

Donne in Lotta: Contributo al dibattito. III Conferenza FNLA – Modena 10/11 novembre 2018

Come donne ogni giorno nella quotidianità, nei luoghi di lavoro e di studio, in casa, per strada, alla televisione, vediamo le nostre libertà ridursi, le nostre vite perdere valore e le nostre condizioni diventare sempre più precarie.

La prova più evidente della nostra oppressione è la violenza fisica e psicologica. La violenza maschilista, definita ormai pandemica, trova fondamento nel pregiudizio culturale che riconosce all’uomo una preminenza sulla donna: il diritto di proprietà connaturato a questo sistema si estende alla vita familiare, coniugale e sociale per cui le donne sono considerate proprietà dell’uomo o a lui subordinate. La crisi è stata un fattore determinante in questa situazione. Il peggioramento delle condizioni di vita, la precarietà lavorativa e tutti i fattori che deteriorano

le condizioni economiche delle famiglie fanno sì che la maggior parte delle responsabilità domestiche ricada su di noi, così come le pressioni e le frustrazioni dei nostri compagni impossibilitati a migliorare le proprie condizioni. Ed è solo la punta dell’iceberg: la nostra esistenza è una lotta costante contro una oppressione utilizzata in questo sistema specificatamente per ottenere il massimo beneficio per pochi.

Il mercato del lavoro, è per noi donne un ambito di discriminazione sia “verticale” (accesso a molte meno posizioni di responsabilità), “orizzontale” (svolgendo lo stesso lavoro otteniamo una retribuzione e/o una categoria professionale inferiori) e per gravidanza (l’allontanamento dal posto di lavoro o la difficoltà di trovare occupazione quando si è già madri o si potrebbe diventarlo). L’analisi dei settori di occupazione femminile, i tassi di disoccupazione o inoccupazione, i livelli pensionistici maturati mostrano una cruda realtà di divisione sessuale del lavoro. Questo non solo implica la nostra specializzazione in alcuni compiti sociali (la maggior parte delle volte più riproduttiva), ma dimostra che gli effetti della crisi e delle politiche economiche sono sofferti in modo diverso.

Infatti, se prendiamo in considerazione che la maggior parte delle donne occupate sono nel settore dei servizi e nel lavoro pubblico, possiamo dedurre come le politiche di tagli, le riforme del lavoro e le privatizzazioni (con inevitabile peggioramento delle condizioni di lavoro) ci colpiscono più severamente, dato che siamo maggiormente occupate in settori “femminilizzati”. Basta pensare al licenziamento di massa delle maestre diplomate magistrali, che dimostra come sia solo fumo tutta la retorica sulle pari opportunità.

Di questo tipo di discriminazione lavorativa oggi sono vittime in particolare le donne immigrate che, oltre a dover contrastare i pregiudizi di genere, si trovano a fare i conti con leggi razziste e xenofobe, che le pongono in una situazione di ricatto permanente. Per questo riteniamo fondamentale coniugare la lotta contro il maschilismo con la battaglia antirazzista.

Un altro elemento fondamentale quando si parla di oppressione è la nostra quasi totale mancanza di autodeterminazione sessuale: il fenomeno incontrollato dell’obiezione di coscienza (con una media nazionale del 70% di obiettori) ostacola il nostro diritto di ricorrere liberamente all’interruzione volontaria di gravidanza costringendoci a lunghe peregrinazioni in cerca di un ospedale che ci accolga, ad abortire senza assistenza medica in un bagno di ospedale o a ricorrere alla clandestinità con tutti i rischi del caso, o ci marchia come assassine quando chiediamo la prescrizione della ricetta per la pillola del giorno dopo; la mancanza di politiche e di strutture adeguate al supporto della maternità ci lascia spesso sole con la responsabilità enorme della cura e dell’educazione dei figli o con l’accudimento di anziani ed invalidi. È inoltre spesso totalmente negato, soprattutto in Italia, il diritto al libero esercizio delle proprie preferenze sessuali: le donne lesbiche (e lgbt in generale), oltre a subire quotidiane violenze e discriminazioni per le crociate fomentate da gruppi di estrema destra e confessionali (col sostegno dei governi), stanno ancora lottando per il riconoscimento di elementari diritti civili.

Infine, senza moralismi, puntiamo il dito sulla mercificazione dei nostri corpi esasperata fino allo sfruttamento sessuale. I nostri bisogni economici ci rendono spesso ricattabili e soggette allo sfruttamento da parte di coloro che possono permetterselo: nessuna risorsa o opportunità di lavoro ci viene messa a disposizione per uscire da questo ricatto. La violenza in questi casi giunge, in generale, a degradare una situazione già estrema anche se è quasi impossibile sapere quale sia la portata effettiva di questo sfruttamento.

Come donne lavoratrici, native o immigrate, siamo maggiormente colpite da questa situazione proprio per la nostra collocazione sociale. In caso di violenza fisica e psicologica, pur lavorando non abbiamo comunque i mezzi per emanciparci dal nostro aggressore (quasi tutti i casi cui assistiamo oggi di violenza di genere, riguardano donne di quartieri umili o donne immigrate; la stragrande maggioranza di casi di violenze sessuali e molestie, avviene da parte di uomini in una situazione di lavoro di superiorità rispetto a donne operaie al “servizio” dei loro aggressori o molestatori). In generale comunque si dimostra che la necessità di essere indipendenti economicamente, ci fa entrare in un mercato del lavoro che ci sfrutta non solo come lavoratrici, ma spesso anche come donne.

Crediamo che sia necessario garantire ad ogni donna vittima di abusi fisici e psicologici o di sfruttamento sessuale l’indipendenza economica e abitativa, l’assistenza legale, medica e psicologica.

Crediamo che sia necessario fornire pubblicamente e gratuitamente asili e scuole per bambini in ogni quartiere e nei posti di lavoro, così come strutture aggregative per gli adolescenti e centri di cura per anziani ed invalidi; mense pubbliche nei posti di lavoro, nelle scuole e nelle università, in modo da alleggerirci dal carico del lavoro domestico e concederci spazi di partecipazione sociale, politica e culturale.

Crediamo che sia necessario sostenere il nostro diritto ad autodeterminarci sessualmente senza essere penalizzate o colpevolizzate, non permettendo ad una scelta (quella degli obiettori) di prevalere sul nostro diritto né al mercato del lavoro di imporci i tempi né alla ideologia maschilista di lasciarci sole ad accudire i figli. Crediamo che sia necessario non considerare più il corpo delle donne una merce di vendita o di scambio, per restituire alle donne un ruolo e un valore morale.

Crediamo che sia necessario lottare: la storia, recente e passata, ci ha insegnato che solo attraverso la lotta è possibile conquistare un diritto ed è solo attraverso la lotta che tale diritto è stato mantenuto. Crediamo che sia necessario trasformare la nostra quotidiana battaglia contro maschilismo e oppressione in una lotta di tutti i lavoratori, dei disoccupati e di tutto il mondo del precariato. Non abbiamo illusioni sul fatto che tutte le donne possano allearsi al di là della loro collocazione sociale: i nostri interessi di donne lavoratrici, povere, immigrate sono più simili a quelli degli uomini che vivono la nostra stessa condizione, che non a quelli delle donne benestanti che sono portate a credere che questo sistema si possa modificare verso una reale uguaglianza.

Per questo non consideriamo la lotta al maschilismo come una questione “solo femminile” e ci differenziamo dai movimenti femminili cosiddetti “di genere”. La prospettiva “di genere” è dannosa perché mina l’unità delle lotte contro un sistema che opprime e sfrutta, e fomenta l’idea che gli stessi governi che attaccano i diritti dei lavoratori e di conseguenza delle donne, possano poi trovare soluzioni per garantire una reale uguaglianza tra i sessi. Non ci convincono i piani per la sicurezza quando si pone la donna in una oggettiva condizione di inferiorità economica e sociale attraverso manovre di austerità come quelle varate negli ultimi anni. Non ci convincono le tutele e le quote destinate alle donne quando nella realtà effettiva sono accompagnate dalla desertificazione di servizi che
È necessario che le rivendicazioni specifiche delle donne lavoratrici siano difese dalle organizzazioni dei lavoratori, dagli uomini e non solo dalle donne, all’interno di esse perché ogni diritto strappato alle donne è un sopruso in più ai danni dei diritti di tutti i lavoratori. Tutti i lavoratori impegnati nelle lotte contrattuali e di rivendicazione salariale, dovrebbero avanzare rivendicazioni anche sulla questione “di genere” perché tali questioni non riguardano solo le donne: non procedere in questa direzione significa assecondare le manovre dei padroni che non si limitano a controllarci quando lavoriamo, ma ci impongono i loro tempi e i loro metodi anche nell’area sociale e in quella privata.

Occorre comprendere che così come uomini e donne, lavoratori e lavoratrici, siamo entrambi oppressi e sfruttati, insieme dobbiamo lottare per vincere. In questo senso crediamo che la nostra appartenenza al Fronte di Lotta No Austerity che raggruppa realtà sindacali, comitati di lotta e di fabbrica, organizzazioni di movimento e tanti altri col fine di favorire la solidarietà e l’unità delle lotte di tutti gli oppressi e sfruttati, sia una condizione indispensabile per dare coerenza, continuità e concretezza alla lotta delle donne.

UNITI SI VINCE!

Donne in Lotta – Cremona

Daniel Ruiz

Per l’immediata scarcerazione del compagno Daniel Ruiz!

Il compagno Daniel Ruiz, riconosciuto dirigente sindacale dei lavoratori petroliferi della regione di Chubut (Argentina), nonché dirigente del PSTU argentino e della Lega Internazionale dei lavoratori (LIT-CI), è stato ingiustamente arrestato l’altro ieri (mercoledi 12/09). Questo arresto è parte del processo di persecuzione nei confronti di Sebastián Romero, per la sua partecipazione alla lotta dei lavoratori argentini contro la riforma della previdenza sociale del 18 dicembre 2017.

Ancora una volta, il governo Macri perseguita ed arresta coloro che lottano a fianco dei lavoratori e della popolazione. Il compagno Daniel è stato alla testa dell’eroica lotta dei lavoratori dei cantieri navali Rio Santiago, che si erano mobilitati entrando in azione contro le politiche economiche di Macri e Vidal. Ha inoltre partecipato attivamente all’organizzazione delle proteste contro la riunione del G20, che si terrà a Buenos Aires all’inizio di dicembre 2018.

Questa è la giustizia che oggi detiene Daniel Ruiz. La polizia ha perquisito la sua casa ed ha trattenuto il compagno nel Reparto Minacce e intimidazioni pubbliche, nella capitale federale dell’Argentina. Daniel Ruiz è stato imprigionato per la sua lotta instancabile contro l’attuazione delle riforme del lavoro e della previdenza sociale! La Terza Conferenza Nazionale del Fronte di Lotta No Austerity ripudia fermamente l’ingiusta incarcerazione di Daniel Ruiz ed esige la sua immediata liberazione. Chiediamo pertanto il pieno sostegno e la solidarietà di tutte le organizzazioni sociali, i sindacati, i partiti politici e le organizzazioni per i diritti umani per denunciare questa ingiustizia e partecipare alla lotta per l’immediato rilascio di Daniel Ruiz.

Abbasso la repressione!

Per la fine delle persecuzioni politiche contro chi lotta e gli attivisti sindacali in Argentina, in particolare per il compagno Sebastián Romero!

Per l’immediata liberazione del compagno Daniel Ruiz!

Estradizione Battisti

NO ALL’ESTRADIZIONE DI CESARE BATTISTI

La terza Conferenza nazionale del Fronte di Lotta No Austerity si oppone con fermezza alle minacce, concertate tra Salvini e Bolsonaro, di estradizione di Cesare Battisti. Mentre i nostri ministri non si scandalizzano per il fatto che ci sono decine di fascisti e stragisti impuniti che vivono liberi in altri Paesi; mentre non si scandalizzano per i tanti capitalisti impuniti responsabili di migliaia di morti sul lavoro (basta pensare ai tanti morti per contaminazione da amianto), si accaniscono invece su un attivista degli anni Settanta condannato in contumacia per presunti omicidi in relazione ai quali non esistono prove.

Dall’Italia sosteniamo la campagna della Csp Conlutas e dei movimenti brasiliani contro l’estradizione di Cesare Battisti.

Scuola

SOLIDARIETA’ ALLE MAESTRE E AI MAESTRI

La Conferenza nazionale del Fronte di Lotta No Austerity esprime la propria solidarietà alle maestre e ai maestri diplomati magistrali, che hanno subito, tra i primi, gli attacchi del nuovo governo. Ad agosto, in piena estate, quando le scuole sono chiuse, è stata approvata, insieme col Decreto In-dignità, una norma che implica il licenziamento di massa di circa 55 mila maestre e maestri (per la stragrande maggioranza donne).

Lega e M5S, dopo essersi scagliati a parole, durante la campagna elettorale, contro la sentenza del Consiglio di Stato che a dicembre 2017 ha sancito l’esclusione delle maestre diplomate entro il 2002 dalle graduatorie ad esaurimento (gae, le graduatorie che permettono l’assunzione a tempo indeterminato e garantiscono supplenze relativamente stabili), una volta giunti al governo si sono fatti ligi esecutori proprio di quella sentenza. Non solo si sono rifiutati di emanare un decreto in grado di garantire il lavoro e l’assunzione in ruolo alle maestre, ma, addirittura, a settembre, si sono opposti all’approvazione di un emendamento che permetteva alle maestre di inserirsi (in una fascia aggiuntiva) nelle graduatorie ad esaurimento (gae) dei precari…

Il risultato è che tutti i contratti a tempo indeterminato verranno trasformati in contratti fino al 30 giugno 2018 e tutte le maestre, sia quelle già in ruolo sia quelle a tempo determinato, saranno ricacciate in nuove graduatorie di precari con pochissime possibilità di assunzione a tempo indeterminato.

Il concorso, di cui proprio in questi giorni si sta predisponendo il bando, è una vera e propria presa in giro. Si tratta di 12 mila posti di insegnante… con 55 mila maestre licenziate! Se consideriamo che il concorso sarà aperto anche ai laureati in Scienze della formazione primaria, ciò significa che solo una infima percentuale di maestre potrà sperare nell’assunzione.

Nel ribadire piena solidarietà alle maestre e ai maestri, il Fronte di Lotta No Austerity si impegna a continuare al loro fianco la lotta per la difesa del posto di lavoro e della qualità della scuola pubblica: qualità che l’esperienza, acquisita sul campo, di queste maestre ha sempre saputo garantire.

SOLIDARIETA’ ALLA MOBILITAZIONE DEGLI STUDENTI

La Conferenza nazionale del Fronte di Lotta No Austerity esprime sostegno alle mobilitazioni degli studenti, che daranno vita, nel mese di novembre, a scioperi e cortei per protestare contro l’alternanza scuola-lavoro, contro il razzismo e contro una scuola che diventa sempre più classista. Il governo “giallo-verde” non solo non ha invertito la rotta della privatizzazione e dello smantellamento della scuola pubblica, ma sta accentuando le politiche dei tagli (all’interno dei quali rientra il licenziamento di massa delle maestre).

L’alternanza scuola lavoro non verrà cancellata: cambia il nome (“percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento”) ma la sostanza resta la stessa. Come previsto in Legge di Bilancio, saranno solo ridotte, in parte, le ore obbligatorie. La cosa più bizzarra è che, mentre l’obbligo dell’alternanza scuola-lavoro non sarà abolito, saranno invece ridotti i finanziamenti per la stessa… Il che significa che verranno solo tagliati i già miseri compensi per gli insegnanti, spesso costretti a svolgere lavoro aggiuntivo (malpagato, una media di 10 euro netti all’ora) per le incombenze legate all’alternanza. Insomma: una doppia fregatura, per gli studenti e per gli insegnanti.

Le promesse elettorale dei partiti ora al governo, che, a parole, criticavano la “Buona scuola”, si sono rivelate parole al vento: l’impianto della Buona scuola di Renzi resta confermato, senza nessun reale cambio di rotta. Anche questo governo, come tutti i precedenti governi, intende accelerare le politiche di privatizzazione e i tagli.

Nell’esprimere il nostro appoggio alle mobilitazioni degli studenti del 16 e 30 novembre, il Fronte di Lotta No Austerity si attiverà per favorire la massima unità d’azione tra studenti e lavoratori della scuola.

Mozione solidarietá lotta No-Tap

Dopo anni di lotta durissima, in cui la popolazione del Salento ha dovuto subire una violenta repressione che si è concretizzata con arresti, fermi e denunce da parte di uno Stato sin dal primo giorno complice degli interessi criminali di multinazionali disposte a tutto pur di portare a termine un’opera assurda come il gasdotto Tap, l’attuale governo, in continuità con quelli che lo hanno preceduto, ha dato il via libera al completamento del progetto.

Attivisti e popolazione, che da anni hanno dimostrato di non temere manganelli e ricatti, dopo aver subito il prevedibile “tradimento” di politici opportunisti che hanno usato movimenti e lotte per accaparrarsi scranni in parlamento, risponderanno alla supponenza dei vertici delle multinazionali coinvolte, che garantiscono il completamento dei lavori nel 2020, con una mobilitazione generale che venderà cara la pelle in difesa della propria terra.

La Terza Conferenza Nazionale del Fronte di Lotta No Austerity esprime solidarietà attiva alla comunità del Salento ed alla lotta No-Tap e si impegna a supportare le masse popolari affinché possano respingere la devastazione dei territori propria del sistema capitalista che sostenuto dai governi di ogni colore accumula profitti sulla pelle del proletariato.

Le realtà di lotta aderenti al Fronte di Lotta No Austerity saranno, ancora una volta, al fianco delle attiviste e degli attivisti No-Tap e delle popolazioni coinvolte: la vostra lotta è la nostra lotta!

Mozione per i braccianti di Guazzora

La vicenda dei lavoratori braccianti di Guazzora, nel tortonase,è ormai nota in tutto il territorio di Alessandria, e non solo.Una storia di schiavismo, caporalato,sfruttamento,salari non pagati, lavoro nero, denunce e anche condanne.

Ultimo episodio della vicenda lo sciopero delle scorse settimane, frutto dell’ ennesmi mancato pagamento degli stipendi. Sciopero proclamato dal sindacato CUB di Alessandria, al quale sono iscritti i lavoratori.

A seguito di questo è arrivato l’ intervento dell’ associazone Casa Pound, in appoggio e solidarietà all’Azienda agricola Angeleri, con un comunicato nel quale emerge il basso livello di competenza in materia sindacale, lavorativa e di lotte, facendolo sembrare ad una operazione pubblicitaria otrechè decisamente anti operaia.

Nostro compito è smascherare questo atteggiamento anti operaio che è il vero volto delle organizzazioni come Casa Pound, e riportare i lavoratorinella giusta dimensione politica, sindacale e di lotta.

Fronte di Lotta No austerity Alessandria

Mozione per il Perlanera Alessandria

Il FLNA esprime la massima solidarietà al Laboratorio Anarchico Perlanera di Alessandria. Insieme a loro rivendichiamo il diritto ai luohi di aggregazione sociale autogestiti. Noi siamo e saremo al loro fianco in tutte le lotte che saranno necessarie per impedire lo sgombero richiesto dalle Ferrovie dello Stato. E siamo contro le politiche degli sgomberi che il Governo sta mettendo in atto, iniziate con lo spazio “Aldo dice 26 x 1” di Sesto San Giovanni.

Fronte di Lotta No Austerity Alessandria

Mozione per le lotte ambiente e territorio

Il FLNA esprime solidarietà e partecipazione alle lotte in difesa dell’ ambiente e del territorio alessandrino: i movimenti contro il progetto TAV Terzo Valico; i comitati, movimenti e associazioni contro le cave / discariche di roccia e detriti di amianto (provenienti proprio dagli scavi della TAV) nella periferia della città di Alessandria; I comitati e movimenti contro il progetto della discarica di Sezzadio (AL), progetto della multinazionale Riccoboni, per contenere 1 milione di mc di rifiuti, andando a contaminare una falda acquifera che oggi offre acqua potabile a tutta la Valle Bormida. Queste opere vanno fermate, per la tutela dell’ ambiente e della salute pubblica, contro gli sperperi di denaro pubblico ed un giusto utilizzo di questo, come per il potenziamento delle linee ferroviarie già esistenti, la manutenzione delle autostrade, le manutenzioni sul territorio del basso Piemonte e della Liguria continuamente devastati dalle piogge e dagli eventi atmosferici.

Fronte di Lotta No Austerity Alessandria

Studenti (Firenze)

Il Fronte di lotta No Austerity è solidale con la mobilitazione nazionale studentesca del 30 novembre, aderisce alla manifestazione e ne sostiene la lotta contro l’alternanza scuola/lavoro che obbliga gli studenti ad essere soldatini sfruttati dal capitale.

Dispositivi approvati

24 NOVEMBRE E 8 MARZO

La Conferenza nazionale approva la partecipazione alle mobilitazioni in occasione del 24 novembre (giornata internazionale contro la violenza sulle donne) e la partecipazione allo sciopero dell’8 marzo.

  • Approvato all’unanimità

CAMBIO DEL NOME

Si costituisce in occasione della prossima riunione del coordinamento nazionale una commissione che rifletta e valuti l’opportunità di cambiare il nome avanzando anche eventuali proposte specifiche, fermo restando che l’eventuale cambio del nome dovrà essere votato in occasione della prossima Conferenza nazionale.

  • Approvato all’unanimità (un astenuto)

SUL DOCUMENTO “IL CAMBIO DI PASSO” (che i proponenti decidono di non porre ai voti in questa Conferenza)

La Conferenza nazionale impegna il coordinamento nazionale ad avviare una discussione sui temi posti dal documento, di modo da arrivare alla votazione in occasione della prossima Conferenza nazionale.

  • Approvato con un voto contrario e due astensioni

Tutte le foto della Terza Conferenza del FLNA

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