LE CORTI DI INGIUSTIZIA COLPISCONO I LAVORATORI
Sosteniamo i 6 RLS puniti dalla pessima sentenza di Cassazione per la Strage di Viareggio
L’8 Gennaio 2021 i giudici della Corte di Cassazione si sono espressi nel processo per la strage ferroviaria di Viareggio, avvenuta per il deragliamento e l’esplosione di una cisterna di GPL durante il passaggio di un convoglio dalla stazione, che causò la morte di 32 persone, decine di feriti gravissimi, la distruzione di un intero quartiere e di famiglie che dimoravano nelle abitazioni adiacenti alla stazione.
I magistrati di Cassazione hanno brutalmente ribaltato la sentenza di primo grado del 2017, poi confermata in appello nel 2019, che aveva riconosciuto la responsabilità di impresa e dei manager che la gestiscono, per le carenze strutturali di sicurezza nelle lavorazioni, che in Italia sono causa di sangue e morte con migliaia di “omicidi bianchi” ogni anno, una mattanza vergognosa, tra le peggiori del panorama europeo, rispetto alla quale le istituzioni borghesi hanno deciso di chiudere gli occhi.
La Corte di Cassazione, difatti, non ha riconosciuto l’aggravante dell’infortunio sul lavoro facendo cadere in prescrizione le accuse di omicidio colposo per 13 dirigenti aziendali imputati nel processo, cassando così la responsabilità aziendale.
Una sentenza che si aggiunge alla vergognosa ammissione del licenziamento di Riccardo Antonini, attivista sindacale viareggino licenziato dall’allora Amministratore delegato di Fs, Mauro Moretti, per il suo impegno al fianco dei familiari delle vittime della strage e per la ricerca di verità e di condanna per i dirigenti aziendali.
Va sottolineato che mentre Riccardo non è mai stato reintegrato o risarcito per quel licenziamento ingiusto, il Cavaliere della Repubblica Mauro Moretti, dopo l’allontanamento da Fs per la battaglia dei familiari delle vittime e per le sentenze di primo e secondo grado, otteneva dallo Stato altri prestigiosi ruoli di rilievo, come la direzione di Finmeccanica e di Leonardo (la controllata di Finmeccanica che produce armi); una carriera che temiamo possa essere ulteriormente rilanciata dopo la parziale riabilitazione della Corte.
Ma non basta! La pessima sentenza della Corte di Cassazione disconosce il diritto dei soggetti e delle organizzazioni sindacali che lottano per la sicurezza sul lavoro di costituirsi parte civile, imputandoli anche delle spese legali pregresse.
È così che sei RLS (rappresentati dei lavoratori per la sicurezza) che avevano chiesto e ottenuto dal tribunale di partecipare al processo come parti civili, sono stati condannati a pagare oltre 13 mila euro a testa per un totale di 80 mila euro.
Va precisato che i sei RLS non hanno mai ricevuto un euro di risarcimento, tanto meno rimborsi per gli spostamenti necessari a seguire le udienze, in nessuno dei primi due gradi di giudizio, ma hanno messo gratuitamente a disposizione la propria competenza per ricercare la verità sulla strage e perseguire la massima sicurezza del servizio ferroviario per lavoratrici/tori e utenti.
Il verdetto si configura come una punizione nei confronti di chi ha avuto il coraggio di attaccare il potere sistemico. Va infatti ricordato che in FS (una delle più grandi aziende del Paese con circa 80 mila dipendenti e circa 50 mila lavoratori in appalto) la commistione tra Stato e interessi privati è quantomai speculativa e redditizia.
Ferrovie dello Stato è infatti a tutti gli effetti una azienda di proprietà dello Stato italiano, che però viene gestita con strumenti e contratti di diritto privato. Negli ultimi anni abbiamo assistito alla creazione di Spa, Holding e consigli di amministrazione, con manager (quasi sempre lottizzati politicamente o sindacalmente) tra i più pagati d’Europa. Un bengodi dove niente si muove senza la concertazione con le sigle sindacali firmatarie di CCNL, che in cambio di contratti pessimi per lavoratori e lavoratrici, ottengono la tutela delle proprie strutture, con migliaia di distaccati, carriere concordate, trasferimenti, gestione dei fondi pensione e del ricchissimo welfare aziendale.
Non basta. La sentenza “esemplare” ribadisce il divieto in questo Paese di lottare contro la propria azienda, relegando il ruolo dei dipendenti a quello di servi della gleba. Un attacco liberticida già dimostrato da una lunga serie di provvedimenti, come l’abolizione dell’articolo 18, l’implementazione in tutti i Ccnl di clausole e strumenti di fedeltà aziendale, l’appesantimento di tutti i meccanismi contrattuali sanzionatori, il disconoscimento dei rappresentanti dei lavoratori che non si piegano alla concertazione (vedi il Testo unico sulla rappresentanza), l’uso massiccio di contratti a termine e del jobs Act e il meccanismo di scatole cinesi degli appalti e delle cooperative.
Seppure, alle volte, dopo percorsi tortuosi che durano anni, assistiamo a singole sentenze positive per i lavoratori, non dobbiamo scordare che i padroni cadono sempre in piedi. Oggi assistiamo a una tendenza palesemente sbilanciata a favore dei padroni e dei potenti; a dimostrazione di come le mobilitazioni e le lotte influiscono anche sul clima giudiziario e quanto oggi pesi, anche in tal senso, la lenta ripresa delle lotte della classe operaia e proletaria.
Del resto in questi anni l’atteggiamento padronale e reazionario dei tribunali è stato a più riprese ribadito con veemenza, lo abbiamo visto nelle varie fasi del processo Thyssenkrupp, in decine di processi contro le lotte di lavoratrici e lavoratori, nelle multe inflitte a operai che avevano occupato fabbriche dopo licenziamenti di massa. Non è casuale che tale atteggiamento repressivo si sia abbattuto in questi mesi anche contro i No Tav, con l’arresto di molti tra i maggiori attivisti e anche contro militanti antifascisti come accaduto a Firenze con decine di compagni sotto processo.
Un sistema borghese reazionario che mostra sempre più spesso il proprio volto violento anche nelle piazze, contro i manifestanti; paradigmatico che le forze dell’ordine costituito, chiamate a reprimere la classe operaia, siano esse stesse composte da proletari che avrebbero tutti gli interessi a ribellarsi e unirsi alle masse contro sfruttatori e oppressori: paradossi del sistema capitalista che dovremo intercettare e smontare.
In tutto ciò sono necessarie anche altre riflessioni, la prima è sul ruolo degli avvocati, anche essi ingranaggi ben oleati del sistema, che indipendentemente dall’esito dei processi e dalla parte in cui sono schierati, ne escono sempre con le tasche piene. Non è un caso che le spese di parte civile pagate in primo e secondo grado nel processo di Viareggio da Ferrovie dello Stato, e di cui oggi l’azienda chiede di essere rimborsata, pesano in maniera devastante sui soggetti coinvolti.
L’altra riflessione anche questa molto amara è sul riconoscimento attuale del ruolo degli Rls. Siamo certi che molti compagni siano oggi impegnati con coraggio in questo ruolo complicato, mettendo a disposizione dei lavoratori un grande bagaglio personale di conoscenze e di energie per tutelare la sicurezza dei colleghi e delle lavorazioni, eppure è evidente che tale lavoro viene sfruttato dalle imprese, nelle misura in cui può tornare utile per gli obblighi di legge ma poi spesso umiliato tramite la concertazione con le direzioni sindacali colluse e dove considerato ostile, osteggiato e represso. Siamo convinti che tale tendenza abbia avuto una forte accelerazione con la firma dell’accordo vergogna sulla rappresentanza (sottoscritto, ahinoi, anche da diverse direzioni del sindacalismo di base); un accordo che mette Rsu e Rls sotto vigilanza speciale dell’azienda che è necessario continuare a denunciare e combattere, per rilanciare il ruolo prezioso dei rappresentati dei lavoratori.
È in ogni modo notizia positiva e rilevante la grande partecipazione solidale con cui, non solo la categoria dei ferrovieri ma donne e uomini di tutto il paese, stanno contribuendo alla raccolta fondi lanciata per sostenere le spese legali a cui i 6 RLS colpiti dalla sentenza per la strage ferroviaria di Viareggio sono stati obbligati.
Rilanciamo anche noi l’appello a contribuire versando sull’IBAN indicato di seguito.
Il Fronte di Lotta No Austerity invita tutti i lavoratori di ogni settore e di qualunque comparto a versare il proprio sostegno sul conto corrente intestato a Dante De Angelis (uno dei 6 RLS coinvolti)
IBAN: IT96V0760103200001053269260
CAUSALE: Contributo di solidarietà per spese legali e processuali RLS Processo Viareggio.