Beko annuncia 2000 licenziamenti: la parola a un protagonista in prima linea di questa lotta
Dei 4400 lavoratori di Beko Italia, 2000 rimarranno in mezzo a una strada: questo l’annuncio di Arcelik, gruppo turco che ha acquisito Whirlpool. Tre gli stabilimenti interessati e i territori che dovranno affrontare una mattanza occupazionale che comprende l’indotto.
Intervistiamo Gianni Bassani, lavoratore Beko Siena, ex RSU e membro dell’esecutivo provinciale e nazionale di Cobas lavoro privato.
A cura di Diego Bossi, operaio Pirelli e attivista del Flna
Gianni, quando i lavoratori finiscono sotto i riflettori dei media nazionali non è mai per una buona notizia: una regola che pare affermarsi anche per gli operai Beko, dove la proprietà ha recentemente annunciato un taglio di 2000 dipendenti. Puoi darci i dettagli di questa ennesima drammatica vicenda che colpisce persone e territori?
Certamente! Già dall’acquisizione di Whirlpool da parte di Arcelik, gruppo turco a cui appartiene Beko, sono stati chiusi diversi stabilimenti, tra cui lo stabilimento in Inghilterra e due stabilimenti e mezzo in Polonia, dirottando parte della produzione in Romania; c’è poi un’altra bella fetta che è andata direttamente in Turchia, con il risultato che è stata trasferita una parte di ricchezza fuori dal perimetro europeo.
Per quanto riguarda l’Italia faccio prima una breve nota di premessa: l’elettrodomestico si divide in “caldo” (forni, piani cottura ecc.) e “freddo” (frigoriferi, condizionatori ecc.). Beko ha dichiarato che per loro la produzione del “freddo” in Italia non è più remunerativa, così ha annunciato la chiusura degli stabilimenti di Siena e Comunanza (AP) e il massiccio ridimensionamento dello stabilimento di Cassinetta di Biandronno (VA): vale a dire un taglio di 2000 posti di lavoro (senza contare l’indotto) su un totale di 4400.
Forse non tutti sanno che le lavoratrici e i lavoratori Beko fino a poco tempo fa indossavano la tuta Whirlpool, altro nome che rimanda alla memoria di una delle più dolorose vertenze che ha lasciato per strada tanti operai. Come sono andate le cose nel passaggio da Whirlpool a Beko?
Guarda possiamo dire che la vicenda è sconfinata nel tragicomico. Da subito non ci hanno fornito nessun capo di vestiario, sono arrivati e hanno messo in piedi una cerimonia, secondo me ereditata dalle americanate in stile Whirlpool, dove hanno consegnato a ogni lavoratore un sacchettino di semi da piantare per la crescita di una pianta forte e sana, tutto ciò avrebbe dovuto simboleggiare la rinascita, invece oggi ci troviamo nella situazione che tutti conoscete. Ma voglio aggiungere che la situazione di oggi arriva da lontano ed è il frutto delle politiche scellerate di Whirlpool.
In un nostro recente colloquio telefonico hai utilizzato un termine che mi ha colpito moltissimo: “capitalismo predatorio”, credo sia un’espressione che inquadri appieno il sistema capitalista, capace solo di “predare”, appunto, la ricchezza prodotta dai lavoratori, le risorse naturali, le economie territoriali, la sanità pubblica, scuole, università e ogni altro aspetto che riguarda la nostra vita. In un territorio come quello della provincia senese, essere privati di un polo industriale come quello della Beko che impatto avrà?
Per chi non conosce la provincia di Siena va detto che il nostro territorio si estende per 100 km tra il fiorentino e il laziale, siamo in 260.000 in tutta la provincia, ci sono pochi centri abitati e un mare terre di ulivi e vigneti. Lo stabilimento di Beko è l’unico polo industriale della provincia, per questo non sarà facile ricollocare 300 persone: per quanto abitiamo terre meravigliose sotto molti aspetti, non possiamo inventarci tutti lavapiatti o campare di raccolta delle olive o con le vendemmie.
Gianni, in un tuo intervento a una manifestazione pubblica a Siena hai detto delle cose molto importanti: la vostra battaglia riguarda anche i cittadini senesi e il territorio, e la lotta di tutti i lavoratori contro lo sfruttamento è collegata alla lotta di Resistenza del popolo palestinese, perché il sistema economico che sfrutta e opprime è lo stesso. Una posizione che noi del Fronte di Lotta No Austerity facciamo nostra e che costituisce la nostra genetica. Puoi spiegarci perché secondo te la solidarietà di classe e l’unità delle lotte sono elementi importanti?
Volentieri, secondo me tenere separate le lotte è una cosa ben studiata sia da chi detiene il potere sia da chi dovrebbe agire nell’interesse dei lavoratori, in quest’ultimo caso parlo della triplice confederale, che ha tutto l’interesse a separare le lotte per fare in modo che i lavoratori non guardino più né a destra né a sinistra e pensino solo al proprio orticello. Vogliono separare le lotte perché se dovessero unirsi, i lavoratori, assumerebbero un’altra consapevolezza ed entrerebbero in un’altra dimensione, che è quella del conflitto per difendere i propri diritti.
Vengo poi all’importanza di coinvolgere tutta la città. Quello che cerchiamo di spiegare è che ciò che oggi è successo a noi è un problema per tutti gli abitanti della provincia: se dovesse mancare la solidarietà di classe si arriverebbe a una situazione dove ognuno avrà una sacco sopra la testa e non saprà cosa succede. Anche se nel capitalismo vediamo spesso che i padroni si fanno la guerra tra loro, quando sono in ballo i loro interessi di classe sono subito pronti ad unirsi per difenderli. La stessa cosa dovremmo farla noi lavoratori: “Proletari di tutto il mondo unitevi” non è uno slogan, ma una prassi che dovrebbe essere perseguita, riscoperta, rivalutata e implementata tutti i giorni. Ma questo è molto difficile in una società parcellizzata e indebolita dal precariato: per questo è importante unirsi a tutta la città e unire tutte le lotte, come ad esempio la lotta dei ricercatori universitari precari che vengono licenziati. Noi stiamo collaborando con loro rafforzando la nostra lotta e dando visibilità alla loro. Non possiamo continuare a fare il gioco di chi ci vuole divisi. Tutte le forze antagoniste devono dimenticare le proprie divisioni e andare avanti insieme.
Un’ultima domanda, Gianni. So che come Cobas lavoro privato state facendo un gran lavoro per tenere unito il fronte dei lavoratori in lotta: crediamo sia l’unica strada percorribile. Quali sono le vostre prossime iniziative e come possiamo sostenere la vostra/nostra lotta?
Come Cobas siamo in pochi dentro lo stabilimento, ma il nostro impegno va nella direzione di coordinarci e tenere unite le lotte.
Le iniziative sono in divenire, il presidio è diventato permanente e blocchiamo i camion in entrata per impedire alla cooperativa e ai comandati delle spedizioni di poter caricare i congelatori.
Noi daremo il nostro contributo per cercare di tenere tutti insieme.