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Bolognina come stai? Voci di lotta dalla periferia bolognese

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Abbiamo intervistato Natalia Tucunduva, compagna di origine brasiliana che da diversi anni vive a Bologna, tra i partecipanti dell’assemblea di quartiere – “Bolognina come stai?” – in una delle periferie cittadine di cui si sta molto parlando in questi mesi, appunto la Bolognina. Si tratta di un quartiere popolare e multietnico, che da qualche mese è oggetto di polemiche da parte di settori razzisti e xenofobi – in particolare alcune organizzazioni di destra – che vorrebbero incrementare le misure di polizia e la repressione. L’assemblea di quartiere di cui fa parte Natalia ha invece deciso di promuovere un Carnevale popolare con l’obbiettivo di narrare un’altra storia rispetto alla cosiddetta Bolognina del degrado: l’iniziativa ha avuto grande successo, con la partecipazione di migliaia di persone.

Natalia, partiamo proprio dal Carnevale. Raccontaci come vi è venuta questa idea e com’è andata quella giornata. Tu sei di origine brasiliana, quindi il Carnevale è qualcosa che conosci bene…

In realtà l’idea di fare un carnevale ce l’ho sempre avuta. Da quando sono arrivata in Italia nel 2018 che mi faccio saltare il carnevale, perché è sempre molto difficile tornare in Brasile, per i costi e la distanza. Quindi, sempre quando si avvicinava la data mi veniva una gran nostalgia, perciò dovevo fare qualcosa a riguardo. Il carnevale brasiliano spesso viene raccontato qua in modo molto stereotipato, tantissime persone conoscono solo quello di Rio de Janeiro per esempio. Invece il Carnevale è una festa che coinvolge l’intero paese e si svolge in tanti variegati modi. Io mi sono ispirata a quello di Recife e Olinda, molto popolare, gratuito, aperto a chiunque abbia voglia di giocare il carnevale. Purtroppo con il passare del tempo alcuni Carnevali in Brasile sono diventati cosa da ricchi turisti. Tuttavia, la sua essenza comunque si mantiene viva nella maggior parte del paese, di questo poco si parla o si fa vedere. In realtà oltre alla festa e il divertimento il Carnevale è un momento di unità di classe, di libertà e di forte espressione popolare. Quando portiamo in piazza nostri sogni e desideri e dove l’ironia e i contenuti di critica sociale si manifestano ovunque. Anche il fatto di rivendicare la possibilità di fare festa, divertirsi e sorridere diventa un atto politico perché i nostri governi ci vogliono macchine.

Fatta questa premessa, l’idea di fare un Carnevale in Bolognina l’ho lanciata alla seconda assemblea del quartiere dove è emersa la necessità di creare una prima attività che aiutasse a creare rete, comunità e costruire solidarietà tra gli abitanti della Bolognina e non solo. L’idea è stata accolta con molto entusiasmo da parte dei partecipanti all’assemblea, e in un mese e mezzo abbiamo costruito insieme la prima edizione del Carnevale Popolare: “Mille e Una Bolognina – Porta in parata i tuoi 1001 desideri e infiniti sogni. Ribalta narrazioni e costruisci nuove storie di quartiere e comunità aperte” . È stato molto partecipato, davvero un bel momento. Abbiamo raggiunto l’obbiettivo nonostante l’enorme difficoltà per organizzarlo.

Quali pensi siano le cause della situazione di difficoltà in cui si trova il quartiere Bolognina?

Il quartiere Bolognina sta affrontando un periodo di difficoltà a causa del processo di gentrificazione della città e dell’impoverimento della popolazione, soprattutto dopo il periodo pandemico. I casi di violenza stanno aumentando, così come le denunce di persone derubate, di furti nelle cantine e di un aumento dello spaccio e del consumo di droghe, in particolare il crack. Gli abitanti del quartiere si stanno lamentando sempre di più della sensazione di insicurezza che provano nel vivere qui ultimamente.

Le cronache e i giornali spesso raccontano la narrazione del quartiere come quello del degrado. Le operazioni di polizia, giustificate da retoriche razziste e da una spettacolarizzazione mediatica del disagio sociale, hanno solo aggravato l’insicurezza, generando paura tra le persone.

I cittadini cercano di parlare e organizzarsi per capire come migliorare questa situazione, ma le opinioni restano molto diverse. Da un lato, c’è chi crede che sia un problema strettamente di competenza della polizia, mentre dall’altro ci sono coloro che sottolineano la mancanza di servizi attivi, come le unità di strada, i programmi abitativi, la riduzione del danno, ecc.
In realtà, la Bolognina è un quartiere popolare, multietnico, vivace e culturale, dove la gente ha sempre vissuto e convissuto molto bene, e ha voglia di rimanere qui, mantenendo viva questa realtà che c’è sempre stata.

Com’è organizzata l’assemblea di quartiere e che obiettivi si pone?

L’assemblea è pubblica e aperta a tutti, si svolge all’incirca ogni 15 giorni, di solito la domenica, con confronti democratici e orizzontali dove tutti hanno diritto di parola, ed è in assemblea che si decidono i prossimi passi e attività. Dopo il Carnevale ad ogni assemblea si vedono nuove facce di persone interessate a contribuire e pensare una soluzione al quartiere, diverse associazioni, collettivi, comitati e singoli cittadini. Ci stiamo domandando se questa situazione del quartiere non sia il risultato delle politiche sociali di attacco e dismissione dei servizi di welfare e di prossimità: la distruzione del sistema di accoglienza, l’accentramento e la riduzione dei servizi territoriali, l’assenza di programmi abitativi credibili, la strutturale carenza di fondi per l’intervento delle unità di servizi sociali di strada, lo sgombero di spazi pubblici e lo sfratto dei presidi sociali. In opposizione a logiche securitarie crediamo che il vero antidoto sia la costruzione di una comunità viva, critica, attiva e solidale in grado di parlarsi, conoscersi e aiutarsi reciprocamente.

I partiti di destra cavalcano il malessere e cercano di fomentare razzismo e xenofobia. Ma anche il Pd, al governo nella città, è responsabile della situazione. Pensi che la vostra battaglia si possa unire a quella contro il rincaro dei biglietti degli autobus e contro l’aumento dei ticket sanitari?

Sicuramente la situazione di difficoltà del quartiere non è qualcosa di isolato, ma è strettamente collegata alle politiche sociali e alle scelte economiche dell’intera città e di chi la governa da anni. Le politiche di austerità portate avanti dal governo del PD, in particolare, hanno avuto un impatto devastante sulle condizioni di vita dei lavoratori e delle fasce più vulnerabili della popolazione. I riflessi di queste politiche si vedono quotidianamente nella Bolognina.

Le misure di taglio dei fondi destinati ai servizi pubblici, la privatizzazione dei beni comuni e l’ulteriore indebolimento delle strutture di welfare hanno creato una realtà in cui le disuguaglianze sociali sono aumentate e i più deboli sono stati lasciati senza tutele. La continua riduzione degli investimenti nei servizi essenziali, come l’istruzione, la sanità e l’assistenza sociale, ha fatto sì che molti quartieri, come il nostro, stiano diventando luoghi di abbandono e marginalizzazione.

In questo contesto, le politiche di sicurezza, che troppo spesso si concentrano sulla repressione anziché sulla prevenzione e sul benessere sociale, non sono la risposta ai problemi reali. Perciò l’unità delle lotte contro tutti gli attacchi del governo, penso sia di base fondamentale.

Il Fronte di Lotta No Austerity nasce per favorire l’unità d’azione tra movimento operaio e movimenti di lotta. Pensi sia importante che il vostro comitato si unisca alle lotte operaie, al movimento pro-Palestina, a quelle delle donne e degli altri settori oppressi, alle lotte studentesche?

Assolutamente sì, credo sia molto importante che l’esperienza di questa assemblea si unisca alle lotte operaie, al movimento pro-Palestina, alle lotte delle donne, degli altri settori oppressi e alle lotte studentesche. Unirci con altri movimenti significa rafforzare la nostra voce collettiva e costruire un fronte unico contro quelle politiche che, indipendentemente dal settore, comprimono i diritti, le libertà e la dignità delle persone.

Le lotte operaie, ad esempio, sono strettamente collegate alle politiche di austerità, che minano i diritti dei lavoratori e precarizzano ulteriormente le condizioni di vita. Allo stesso modo, la solidarietà con il movimento pro-Palestina e con le lotte delle donne e degli altri settori oppressi è importantissima per costruire risposte collettive e solidali partendo dalle esperienze e dalle esigenze di chi vive nelle nostre comunità.

L’unità d’azione tra i vari movimenti è una strategia cruciale per creare una forza politica e sociale capace di contrastare le politiche padronali e il sistema capitalista.