ArticoliConferenze Nazionalislides

7° Conferenza nazionale del Flna

13' di lettura

Trovate qui una proposta di documento politico per la Conferenza nazionale del Flna. Tutte le realtà che già aderiscono al fronte o che partecipano per la prima volta alla Conferenza possono mandare proposte di modifica, integrazioni o documenti alternativi a questo indirizzo [email protected] entro lunedì 27 gennaio.

1° FEBBRAIO 2025 – FIRENZE

CONFERENZA NAZIONALE DEL FRONTE DI LOTTA NO AUSTERITY

Trovate qui una proposta di documento politico che proponiamo per la Conferenza nazionale del Flna. Chiediamo a tutte le realtà che vogliono rafforzare un percorso di unità d’azione e di lotta di partecipare alla discussione e alla Conferenza. Per inviare contributi e ricevere informazioni sulla Conferenza scrivere a [email protected].

Capitalismo significa guerre, miseria, devastazione ambientale

Il 2025 inizia nel peggiore dei modi. Il capitalismo, sempre più in crisi, accentua le sue contraddizioni in una spirale di guerre, povertà, emergenza climatica, repressione, ascesa dei populismi di destra. Continua in Palestina il genocidio di un intero popolo per mano della feroce bestia sionista, armata fino ai denti e supportata dalle principali potenze imperialiste (Usa e Paesi europei in testa). Israele ha esteso i suoi attacchi a tutta la regione, dal Libano alla Siria, fino allo Yemen. Non si ferma la guerra in Ucraina, dove la popolazione civile è stremata dagli attacchi criminali di Putin, mentre il governo Zelensky priva di diritti democratici i settori popolari e in particolare i sindacati. L’imperialismo accentua le politiche di guerra, incrementando le spese militari, a tutto vantaggio dell’industria militare e del grande capitale. In Italia, in soli due anni i profitti delle prime 10 imprese esportatrici di armamenti si sono moltiplicati, sia come utile netto, con un aumento del 45% (pari a 326 milioni di euro), sia in termini di flusso di cassa disponibile, con un balzo del 175% (pari a 428 milioni di euro).

Di giorno in giorno si accentua la polarizzazione sociale nel mondo. Metà della ricchezza del mondo è nelle mani dell’1% della popolazione, mentre più di un miliardo di persone vivono una condizione di povertà assoluta. Secondo i dati forniti dallo stesso Fmi, negli ultimi dieci anni i profitti delle 200 più grandi multinazionali sono aumentati del 47%! Tra le prime 200, 60 hanno sede negli USA, 55 in Cina, 16 in Giappone, 12 in Francia e 11 in Germania. Le italiane sono due: Enel al 97° posto (103 miliardi di fatturato e 3,7 miliardi di profitti) ed Eni al 98° (102 miliardi di ricavi e 5,1 miliardi di utili). 

La catastrofe ambientale frutto del cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti: esondazioni devastanti (da Valencia all’Emilia Romagna al Brasile), piogge fuori controllo, frane, rovina della produzione agricola. Tutto questo è il risultato dello sviluppo capitalistico, che per sua natura è sregolato, organizzato sulla base della mera ricerca del profitto, senza alcuna attenzione all’ambiente.

Sono i Paesi dipendenti o semi-dipendenti quelli che subiscono in misura maggiore queste contraddizioni: dall’Africa al vicino e medio Oriente, dall’India all’America Latina, tanti territori continuano ad essere terra di saccheggio per le multinazionali, che si appropriano delle risorse economiche lasciando nella miseria assoluta le popolazioni locali, costrette a una migrazione forzata.

Le politiche dei governi capitalistici di ogni colore hanno contribuito ad arricchire il grande capitale a danno della classe lavoratrice, che continua a subire un costante peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, con perdita costante del potere d’acquisto dei salari per l’inflazione. Le mobilitazioni delle lavoratrici e dei lavoratori sono state tradite dalle loro direzioni politiche e sindacali, che hanno supportato gli interessi capitalistici. La delusione che ne è seguita ha contribuito a fomentare politiche populiste, razziste, xenofobe, maschiliste e omobitransfobiche, spesso a vantaggio dei partiti di destra, come negli Usa, in Germania e anche in Italia.

Il contesto politico nazionale: il Governo Meloni

La destra reazionaria fa, coerentemente, la sua parte: pensa di risolvere problemi sociali ed economici con un giro di vite repressivo, inasprendo le pene per reati già esistenti ed inventandosi nuovi reati e nuove pene; attua un sabotaggio della democrazia parlamentare che dice di voler rispettare. Non è nuova la cattiva abitudine di abusare della decretazione d’urgenza, ma il governo Meloni ha battuto ogni record: dal 22 ottobre 2022 a tutto il 30 settembre 2024 sono stati varati 72 Decreti legge, 104 decreti legislativi e 122 disegni di legge; oltre che alla decretazione di urgenza (per questioni tutt’altro che urgenti) il governo Meloni ha fatto ricorso alla fiducia per ben 67 volte (il primato di Renzi, 68 voti di fiducia in 33 mesi, viene superato alla grande). Gran parte di questa proliferazione normativa è scritta letteralmente con i piedi; ma chi governa sa bene che ciò non impedirà di fare un ulteriore passo verso una visione autoritaria dello Stato e di farla introiettare ad un buon numero di cittadini, convinti della necessità di un “ritorno all’ordine”. Anche per questo il governo Meloni va fermato: il piano inclinato di quella che chiamano “democrazia autoritaria” si può ribaltare soltanto attraverso il dissenso continuativo ed organizzato.

Forniamo, alla fine del documento, un elenco ragionato dei provvedimenti più dannosi firmati Meloni.

In tutto ciò è evidente come si abbini, al carattere ideologico reazionario e padronale del governo, anche una spiccata tendenza all’affarismo speculativo, tipica anche dei governi precedenti. Ciò si abbina ad un clima di guerra che influenza non solo l’economia reale, ma favorisce l’applicazione di provvedimenti estremi e repressivi.

Oltre alla bassezza culturale dei governanti, va registrata la forte influenza che hanno le molte direzioni dei sindacati e dei movimenti nel mantenere uno stato di arretramento nella coscienza di classe, guidando i lavoratori a difendere più gli scarsi frutti del proprio sfruttamento che a riscattare un futuro di dignità per tutti. In questo quadro la paura indotta dello straniero e del migrante – demonizzato quando non serve ad adempiere servizi indispensabili come il lavoro di cura o la raccolta degli ortaggi – fa ancora presa sulla popolazione, anestetizzata anche da finti oppositori sociali tra cui per primi dobbiamo citare le direzioni dei grandi sindacati confederali.

Anche politicamente la possibile opposizione è tutta da costruire. Di fatto il cosiddetto centrosinistra gestisce una opposizione del tutto strumentale alla propaganda elettorale, essendo in realtà in linea con il Governo su molti provvedimenti, pensiamo alla legge 40, alle norme sul lavoro del Governo Renzi (Vedi Jobs Act), alla abolizione della Scala Mobile, alla Riforma Fornero, ai Centri di detenzione in Libia. D’altro lato, nella cosiddetta sinistra radicale, che radicale in realtà non è mai stata, oggi lontana dalla soglia elettorale necessaria per entrare in parlamento, si fa largo la tentazione opportunista di una alleanza con il centrosinistra pur di rientrare nei giochi, evento che comporterebbe un’ulteriore deriva riformista.

La sinistra antagonista e antisistemica è invece oggi divisa in una moltitudine di piccole realtà politiche, in perenne contrasto sia sui temi nazionali che internazionali e spesso senza la capacità di unione delle forze neanche su specifiche battaglie.

In tutto ciò il ruolo e compito del Flna è ancora una volta di favorire il dialogo e il confronto tra le idee e organizzazioni per costruire l’unità d’azione e sviluppare battaglie comuni, al fine di aprire la possibilità di una alternativa sistemica, guardando soprattutto ai giovani e alla necessità di nuove forme organizzative e di lotta.

Lotta di classe, mobilitazioni, necessità di un fronte unico di lotta

Le lotte in questi ultimi mesi non si sono fermate, anzi. Abbiamo assistito all’ascesa di un movimento mondiale a sostegno del popolo palestinese e contro le guerre imperialiste, con mobilitazioni in tutte le università del mondo e il sostegno di settori della classe lavoratrice. Le mobilitazioni a sostegno della Palestina continuano a registrare, anche in Italia, una significativa presenza di giovani, immigrati di prima e seconda generazione, studenti, attivisti. Sono state molto partecipate anche le manifestazioni contro il Ddl 1660, decreto che inasprisce le misure repressive dei “decreti sicurezza” di Salvini e Conte, mai aboliti dai precedenti governi (decreti per la cui abolizione il Flna ha promosso più di una campagna, nel silenzio di molte direzioni sindacali troppo impegnate a sostenere i governi di Conte e Draghi).

Gli ultimi scioperi, soprattutto quelli generali, hanno visto, in Italia e nel mondo, una grande partecipazione, con momenti particolarmente combattivi in Francia nel 2023 (lotta contro la “riforma” della pensioni). Tra i vari settori, quello dei trasporti è stato e continua ad essere, in tutta Europa, uno di quelli con più alte adesioni agli scioperi. Anche in Italia gli scioperi del trasporto locale e delle ferrovie, nonostante le leggi antisciopero, sono riusciti a creare numerosi disagi.

Continuano ad essere imponenti le mobilitazioni delle donne, che ogni 25 novembre e 8 marzo vedono scendere in piazza centinaia di migliaia di persone. Nel novembre 2023, sull’onda dell’indignazione per il femminicidio di Giulia Cecchettin, c’è stata a Roma una delle più grandi manifestazioni degli ultimi decenni. Un potenziale che, purtroppo, è stato disperso per volontà delle direzioni riformiste attualmente egemoni nel movimento transfemminista.

Oggi più che mai risulta necessario unire, su una piattaforma anticapitalista, tutte le mobilitazioni, rafforzando un grande fronte di lotta unitario che superi divisioni, atteggiamenti autoreferenziali e opportunismi. Occorre, anzitutto, rilanciare le lotte operaie e dei lavoratori, unificandole con quelle delle donne, del movimento a sostegno della Palestina, dei comitati contro la repressione. Troppo spesso assistiamo a divisioni controproducenti. Lo scontro e la polemica politica sono necessari, ma non devono mettere mai in discussione l’unità d’azione, di sciopero e di manifestazione. Costruire scioperi e manifestazioni separate o coordinamenti contrapposti (ognuno magari in nome del “fronte unico”… sic!) danneggia la lotta e avvantaggia il governo e i padroni.

Il Fronte di lotta No Austerity si batte per costruire un ampio fronte unitario che, sulla base della più ampia democrazia interna, permetta di conciliare dibattito politico e unità d’azione.

Confermiamo con convinzione la nostra adesione alla Rete sindacale internazionale di solidarietà e di lotta: i capitalisti si organizzano su scala internazionale per toglierci i diritti, dobbiamo organizzarci internazionalmente anche noi per riappropriarcene!

La Conferenza del 1 febbraio a Firenze propone ai movimenti e alle organizzazioni sindacali la seguente piattaforma rivendicativa:

  • No al riarmo e no alle guerre imperialiste. Pieno sostegno alla resistenza dei popoli oppressi dall’imperialismo e dai suoi alleati.
  • Unità del movimento operaio con le mobilitazioni per la Palestina. Pieno appoggio alle iniziative degli studenti nelle università contro la collaborazione con Israele. Pieno appoggio al Bds.
  • Ritiro del Ddl 1660 e di tutte le precedenti leggi repressive e xenofobe (“Decreti sicurezza”, “Decreto anti-rave”, ecc).
  • Aumento dei salari in misura significativa per far fronte all’inflazione. Rinnovi contrattuali che rimettano al centro la salute e la sicurezza dei lavoratori.
  • Aumento dell’assegno pensionistico e riduzione dell’età pensionabile. Ripristino dell’articolo 18 e abolizione del Jobs Act.
  • Abolizione del lavoro notturno e festivo, ad esclusione dei servizi socialmente necessari. Per chi lavora di notte o nei giorni festivi riduzione dell’orario di lavoro mensile a parità di stipendio.
  • Assunzione a tempo indeterminato di tutto il personale precario, con riduzione a parità di stipendio dell’orario di lavoro per il personale già assunto.
  • Aumento dei finanziamenti ai centri antiviolenza, con presidi pubblici in ogni quartiere e luogo di lavoro contro la violenza sulle donne.
  • Incremento delle attività (alfabetizzazione, supporto nella ricerca di lavoro, ecc) funzionali a favorire l’integrazione degli immigrati e dei loro figli. Diritto di cittadinanza per tutte e tutti gli immigrati.
  • Creazione di una banca di Stato in grado di fare prestiti vantaggiosi a lavoratori dipendenti e autonomi. Azzeramento dell’Iva. Aumento delle tasse per capitalisti e banchieri, drastica riduzione delle tasse per lavoratori dipendenti e piccoli lavoratori autonomi.
  • Redistribuzione delle ricchezze. Nazionalizzazione sotto controllo dei lavoratori delle grandi industrie, a partire da quelle che minacciano di chiudere o licenziare. Statalizzazione dei servizi di distribuzione del gas e dell’energia.

Guardiamo alcuni dei principali provvedimenti del Governo:

Decreto Rave (D.L. 31 ottobre 2022 n. 162, convertito con la L. 30 dicembre 2022 n. 199), modifica le norme relative all’invasione di terreni o edifici, pubblici o privati, con la previsione della reclusione da 3 a 6 anni e della multa da 1000 a 10000 euro, se il fatto è commesso da più di 50 persone. Di fatto si utilizza la scusa del rave per colpire ogni tipo di occupazione; nella pratica, con particolare accanimento contro le occupazioni sociali e abitative, il provvedimento di fatto colpisce le aggregazioni sociali spesso ostili al Governo e mira smantellare le occupazioni abitative di emergenza, criminalizzando i movimenti di lotta della casa, che invece da soli hanno avuto il merito di arginare il disastro sociale del caro mattone. Si tratta di fatto di un provvedimento che soddisfa e tutela l’avidità dei grandi proprietari immobiliari amici del Governo e al contempo colpisce le autogestioni sociali.

Legge Roccella (L. 24 novembre 2023 n. 168), che dovrebbe rafforzare la legislazione vigente in merito a femminicidio e violenza domestica. In realtà si agisce solo da un punto di vista sanzionatorio, strategia di fatto poco efficace perché si rifiuta parallelamente ogni tentativo di tipo culturale e sociale volto a contrastare l’ideologia maschilista e la visione patriarcale del governo. Ad esempio, non si fa nulla per l’emancipazione delle donne e per la parità delle donne che continuano ad esempio a esse discriminate da un punto di vista economico e lavorativo; si rifiuta l’educazione sessuale nelle scuole; si continuano a tollerare modelli ipermaschilisti/misogini che imperversano sui social e persino nei testi delle canzoni; si continua criminosamente a svantaggiare la libertà di aborto. Tutto ciò in presenza di un capo del Governo donna che paradossalmente, al di là delle dichiarazioni di facciata, agisce in difesa del modello patriarcale sistemico.

Decreto Caivano (D.L. 15 settembre 2023 n. 123, convertito con la L. 13 novembre 2023 n. 159), con cui si millantano nuove misure volte a contrastare il disagio giovanile, la povertà educativa e la criminalità minorile, a parole per favorire lo sviluppo economico e sociale delle zone disagiate anche con percorsi rieducativi per i giovani.In realtà si tratta di aria fritta che niente fa in realtà per disinnescare la bomba sociale del disagio giovanile; un disagio dovuto soprattutto a lavoro ultra precario, povertà generalizzata, servizi scolastici al collasso, ecc. Situazioni che le politiche di tagli del Governo Meloni stanno soltanto esacerbando e che non possono certamente essere curate con 10 poliziotti in più.

Decreto Carceri (D.L. 4 luglio 2024 n. 92, convertito con la L. 8 agosto 2024, n. 112), che mira a introdurre disposizioni in materia di ordinamento penitenziario.Provvedimento assolutamente di facciata e truffaldino, vergognosamente varato nell’immobilismo delle istituzioni sulle condizioni disumane di degrado delle carceri italiane, come dimostrano i tantissimi suicidi, quasi sempre di giovanissimi, che si tolgono la vita mentre sono sotto la custodia dello Stato.

Decreto Aggressioni Sanitari (D.L. 1º ottobre 2024 n. 137, convertito con la L. 18 novembre 2024, n. 171), con cui si introducono disposizioni in materia di contrasto dei fenomeni di violenza nei confronti di professionisti sanitari. Altro provvedimento fuffa vergognoso, che agisce solo sul lato repressivo, peraltro senza nessuna efficacia, e fa finta di non sapere che oltre a una deriva culturale violenta e reazionaria, le tensioni in ambito ospedaliero sono sempre dovute ai disservizi causati dai tagli alla sanità voluti dai Governi.

Decreto ONG (D.L. 2 gennaio 2023 n. 1, convertito con la L. 24 febbraio 2023 n. 15) e Decreto Cutro (D.L. 10 marzo 2023 n. 20, convertito con la L. 5 maggio 2023 n. 50), con cui si stabiliscono regole per le organizzazioni non governative e i relativi soccorsi in mare. Un’ennesima vergogna generata dall’ideologia xenofoba del Governo. che purtroppo oggi fa presa su larghe masse nel Paese. Con questo provvedimento si vietano i “salvataggi multipli”, si forzano le destinazioni di attracco e si stabiliscono multe salatissime e sequestro dei mezzi per le Ong. Un provvedimento che produce morte. Parallelamente, la filastrocca “aiutiamoli a casa loro” rimane tale, in quanto non si fa nulla per liberare il mondo dalle guerre, dall’imperialismo e dal dominio economico delle multinazionali, spesso all’origine dei flussi migratori.

Decreto Migranti (D.L. 19 settembre 2023, n. 124, convertito con la L. 13 novembre 2023, n. 162), con cui si dispongono una serie di norme stringenti sulla “accoglienza” e sui rimpatri. Invero ci si accanisce contro i migranti per nascondere il fallimento delle politiche del Governo in tema di immigrazione “clandestina”, aumentata durante il Governo Meloni/Salvini. Peraltro c’è stato un evidente fallimento della politica razzista dei rimpatri, di fatto economicamente non sostenibile. L’unica grottesca via di uscita del Governo è la Ratifica del protocollo d’intesa con l’Albania in materia di gestione dei flussi migratori (L. 21 febbraio 2024 n. 14), con il quale si istituiscono centri di detenzione per migranti in Albania, una misura ridicola oltre che umanamente inaccettabile.

Decreto Caporalato (D.L. 11 ottobre 2024, n. 145, convertito con la L. 9 dicembre 2024, n. 187), in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale. Un altro provvedimento cinico e strumentale, che ha l’unico scopo di ridefinire la lista dei cosiddetti “Paesi di origine sicuri”, dopo lo smacco al Governo in relazione alla vicenda di alcuni migranti, che la magistratura ha riconosciuto essere stati deportati illegalmente nei centri in Albania.

DDL 1660 del 18 settembre 2024. Introduce una trentina di modifiche al codice penale formulando venti nuovi reati.Si tratta di una delle misure più emblematiche del Governo che ne delinea il carattere reazionario, in particolare prevede che i blocchi stradali diventino reati con pene fino a due anni di reclusione, criminalizza le proteste pacifiche, con l’aggravante per chi si oppone alla costruzione di grandi opere pubbliche e prevede pene fino a vent’anni per chi protesta nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) e nelle carceri, introducendo il reato di rivolta. Il DDL trova applicazione specifica, oltre che nella repressione delle proteste di piazza, anche nelle lotte sul lavoro, mirando a reprimere con maggiore violenza i picchetti organizzati come forma di protesta tipica delle vertenze nel mondo della logistica.

Decreto ZES unica nel Mezzogiorno (D.L. 19 settembre 2023, n. 124, convertito con la L. 13 novembre 2023 n. 162), con cui si istituisce un’unica zona economica speciale (ZES) nel Mezzogiorno (con annesse disposizioni per agevolare la coesione economica e il rilancio dell’economia).Sembra di ritornare alla fallimentare Cassa per il Mezzogiorno. Non c’è alcuna reale intenzione di redistribuire la ricchezza in modo armonico nel Paese, né tanto meno di rivedere i rapporti di forza economici, ora a vantaggio delle grandi aziende del nord e delle multinazionali. Non c’è nemmeno un piano economico, sociale e culturale serio mirato a sradicare il potere delle organizzazioni criminali.

Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario (L. 26 giugno 2024 n. 86). Si tratta di un dispositivo con cui si accentua il divario economico tra Nord e Sud e si rinuncia definitamente alla redistribuzione di risorse e ricchezze.

Leggi di bilancio 2022 – 2023 – 2024 – 2025. Tutto ruota intorno all’abolizione del Reddito di cittadinanza e del Superbonus, all’attuazione del Pnrr e alla Flax Tax. In sostanza si mira a raccattare più soldi possibile dall’Europa per favorire i grandi speculatori del Paese, spesso anche tramite la realizzazione di “grandi opere inutili”, e parallelamente a ridurre in ogni modo la spesa pubblica al solo fine di ridurre le tasse per la ricca borghesia padronale.

Ciò che non si dice è che parallelamente si continua a tagliare gli investimenti sui servizi pubblici essenziali, in particolare Scuola e Sanità ormai al collasso, di fatto agevolando e persino finanziando i servizi privati in entrambi i settori. Per il cui anche il Decreto Liste d’Attesa (D.L. 7 giugno 2024 n. 73, convertito con la L. 29 luglio 2024, n. 107) risulta una presa in giro disgustosa in assenza di risorse concrete messe a disposizione per l’obiettivo. Al contempo si è completamente regalata al privato la gestione delle risorse naturali con grossi rincari sulle bollette.

Politica estera. L’Italia in politica estera esegue ciò che gli Stati Uniti comandano, oltre a curare gli interessi delle proprie multinazionali impegnate soprattutto nello sfruttamento delle risorse energetiche africane.

Decreto Lavoro (D.L. 4 maggio 2023 n. 48, convertito con la L. 3 luglio 2023, n. 85). Si cancella il Reddito di Cittadinanza, senza istituire misure alternative serie per la emergenza sociale. Fiscalmente si attuano misure atte a favorire i redditi più alti. Inoltre si rende ancora più flessibile il ricorso, da parte delle aziende, ai contratti di lavoro a termine. Peraltro non si fa nulla contro il lavoro precario e povero, rifiutando persino la proposta di legge su un salario minimo. Si continua a cedere ai grandi interessi internazionali, procedendo alla cessione di Ita Airways (nano compagnia residua dal gigantesco smantellamento di Alitalia che ha lasciato per strada migliaia di lavoratori) al Gruppo Lufthansa e inchinandosi alle delocalizzazioni come ai licenziamenti di massa, lasciando da soli i lavoratori e spesso persino ostacolandoli, come nel caso delle vertenze Gkn, Whirlpool, Bekaert, Beko ecc.

Legge sul Made in Italy (L. 27 dicembre 2023 n. 206), con cui si attuano politiche per valorizzare, promuovere e tutelare il made in Italy. Inutile e insopportabile retorica nazionalista senza nessun effetto concreto. Nei nuovi licei per il Made in Italy istituiti si contano meno di 400 iscritti in tutta Italia.

Decreto Siccità (D.L. 14 aprile 2023 n. 39, convertito con la L. 13 giugno 2023 n. 68), con cui si attuano norme urgenti per prevenire e contrastare il fenomeno della siccità e per potenziare e adeguare le infrastrutture idriche.Altro decreto truffa che mira solo a produrre nuove speculazioni urbanistiche per defraudare altri fondi del Pnrr. Di fatto nel 2024 la crisi idrica, soprattutto nel Sud Italia e in particolare in Sicilia, ha raggiunto condizioni drammatiche e insostenibili.

Infrastrutture e Trasporti. Gli unici interventi concreti sono l’inutile decreto carburante sull’esposizione dei prezzi e il ridicolo decreto sul Ponte di Messina, progetto simbolo di tutte le “grandi opere” inutili. Per il resto un disastro di servizi, per cessione privatiste, soprattutto nel Tpl e nel Trasporto Aereo (vedi Ita) e per assenza totale dello Stato (nel caso di FS è anche proprietario) nella gestione dei servizi. Questi servizi sono affidati totalmente a faccendieri senza scrupoli, spesso uomini di Stato o referenti di poteri finanziari, che mirano solo a speculare in barba ai diritti degli utenti e alla dignità del lavoro.

Riforma del Codice degli Appalti (D. Lgs. 31 marzo 2023 n. 36, in attuazione della L. delega. 21 giugno 2022 n. 78). Ulteriore concessioni al mondo degli appalti, una giungla senza tutele, oggi il massimo modello e sistema di sfruttamento nel Paese.

Riforma del Codice della Strada (L. 25 novembre 2024 n. 177), che inasprisce le sanzioni per il superamento dei limiti di alcool o sostanze stupefacenti alla guida.Altra trovata ideologica mirante in particolare a colpire il consumo di sostanze stupefacenti senza come al solito distinguere tra leggere o pesanti. Una trovata propagandistica che difficilmente otterrà il risultato di salvare vite.

Decreto Salva-casa (D. L. 29 maggio 2024 n. 69, convertito con la L. 24 luglio 2024 n. 105), con cui si attuano misure in materia di semplificazione edilizia e urbanistica.In sostanza non salva la Casa delle persone, tanto meno le persone che la casa non ce l’hanno, ma salva invece i costruttori, semplificando le pratiche per le concessioni edilizie. Di fatto una compensazione per l’abolizione del superbonus, peraltro non sufficiente considerando il gran numero di ditte che dopo l’abolizione hanno dichiarato fallimento.

Qui trovate il regolamento della Conferenza:

Qui la locandina: