Rotta senza uscITA
15 ottobre 2022, primo anniversario di Ita: l’occasione per analizzare un bilancio fallimentare
Riceviamo e pubblichiamo con piacere dichiarazione del Comitato Tutti A Bordo
Un piano industriale miope e incompiuto, la privatizzazione imminente come atto di definitivo e irresponsabile disimpegno. Dopo un anno di promesse disattese, la nano compagnia lascia a terra ancora 4500 dipendenti ex Alitalia, demolisce l’unicità della compagnia di bandiera, sperpera un miliardo e 300 milioni di denaro pubblico.
Quanti danni si possono fare in dodici mesi di scelte scellerate?
Ripercorrere le tappe del primo anno della nano compagnia Ita non è uno sterile esercizio di memoria; serve a collocare tutti i pezzi di un puzzle che complessivamente rappresenta la rinuncia dello Stato al trasporto aereo, fonte di ricchezza e servizio per il paese.
Il 15 ottobre 2021 Ita inizia le attività di volo con una flotta di soli 52 aerei e poco più di 2500 dipendenti: sono quasi tutti ex lavoratrici e lavoratori Alitalia con esperienza pluridecennale, assunti in prova, con un accordo aziendale che non rispetta anzianità, criteri oggettivi e tabelle salariali.
Il presidente Altavilla, pedina di Draghi e Franco, a dicembre trasforma l’accordo capestro nel nuovo Ccnl di settore attraverso la condivisione e la firma delle direzioni delle sigle Cgil, Cisl Uil, Ugl, Anpac, Anpav: il taglio del salario fino al 40% barattato in cambio del posto di lavoro e di una rapida carriera per i dirigenti sindacali e le loro strutture; per gli altri 8000, scartati, nessun futuro ma cassa integrazione malpagata in perenne e colpevole ritardo. Il 2021 si conclude con numeri da brivido: 90 milioni sborsati per il marchio Alitalia mai utilizzato, 170 milioni di debito complessivo, un miliardo e 300 milioni di soldi pubblici buttati al vento.
Il 2022 è invece l’anno delle vendite e privatizzazioni: il disimpegno di Ita dai settori trainanti dell’Handling e delle Manutenzioni crea lo spazio per gli accordi fra Alitalia in amministrazione straordinaria e le società private Swissport e Atitech; con la multinazionale svizzera, i soliti sindacati con in coda Usb, firmano a luglio 2022 centinaia di nuovi esuberi; con la società di Napoli-Capodichino in questi giorni è in corso il tentativo, non privo di problemi e ombre, di far partire la nuova società di Manutenzione, senza un vero piano industriale di sviluppo e “alleggerita” di altri 400 dipendenti. In mezzo poi le disdette dei contratti di Ita con alcune società di servizi che, persi gli appalti, hanno scaricato ulteriori sacrifici sulle lavoratrici e i lavoratori di Covisian, Dnata, Gh, Airport Handling.
Il Cda del 12 ottobre ritira le deleghe al Presidente esecutivo. Oggi la poltrona di Altavilla vacilla, come se bastasse dire “colpa di Alfredo” per cancellare le responsabilità più profonde di governi, politica, sindacato confederale. I regolamenti di conti interni al Cda di Ita accompagnano questa fase in cui il cambio di governo non produrrà alcun ripensamento di rilievo sul progetto di privatizzazione e vendita della compagnia, mai accantonato dalla politica tutta. Le macerie che il piano Ita ha disseminato in tutto il settore ci impongono di riprendere una nuova stagione di lotta, per esigere una totale inversione di rotta all’interno delle falle e contraddizioni di un progetto fallimentare. Tutti i lavoratori della filiera, coinvolti da licenziamenti, cassa integrazione, demansionamenti, perdita di salario e diritti, precarizzazione del lavoro, imbarbarimento di ogni regola contrattuale, hanno il dovere di superare gli steccati che li vogliono divisi e deboli per tornare a mobilitarsi, insieme.
Il 15 ottobre non sia un giorno da festeggiare per nessuno, sia invece l’occasione per rimettere tutto in discussione, perché il piano Ita è il problema e una compagnia di bandiera, unica, pubblica e rilanciata l’unica soluzione.
Roma 15/10/2022
Comitato Tutti A Bordo – No al piano Ita