Spagna, riforma del lavoro: il comunicato della CGT
La CGT chiarisce che la “nuova” riforma del lavoro di Yolanda Díaz non ritorna alla situazione del 2012, tanto meno a quella del 2010
L’organizzazione anarcosindacalista ritiene che questa modifica dei regolamenti sia del tutto insufficiente, perché continua a lasciare senza protezione i lavoratori più precari della nostra società.
La Confederazione Generale del Lavoro (CGT) ha rilasciato un comunicato dopo aver studiato il testo della “nuova” Riforma del Lavoro, che il Consiglio dei Ministri dovrà approvare a breve, in cui analizza le linee più importanti della stessa per quanto riguarda gli effetti che essa avrà sulla classe lavoratrice, chiarendo che i cambiamenti annunciati dal Ministro del lavoro sono totalmente insufficienti, non sempre positivi, e non sono stati raggiunti gran parte degli obiettivi.
In un’analisi generale di questo testo, la CGT rileva che si è cercato di contrastare il lavoro temporaneo in aspetti come le prestazioni occasionali e la difficoltà nell’accesso alla condizione di lavoratore a tempo indeterminato tramite l’accumulazione dei lavoro temporaneo. Viene inoltre ampliato il meccanismo ERTE (cassa integrazione), coprendo le cause macroeconomiche di qualificazione dei lavoratori, per attivarlo con un fondo preposto ai contributi di disoccupazione e tramite le tasse (Bilancio Generale dello Stato). La CGT indica a questo punto che per sostenere i costi di questo meccanismo verranno utilizzati i contributi di disoccupazione in eccesso, i contributi della PGE e i finanziamenti dell’Unione Europea, vale a dire che in parte viene utilizzato per coprire i contributi di previdenza sociale (in un momento in cui ci viene ceduta l’insostenibilità del Sistema Pubblico di Previdenza Sociale), e dalle tasse di cittadinanza, quando è un meccanismo pensato a beneficio delle aziende, affinché possano adeguare in ogni momento la loro produzione.
In questo blocco, ciò che più colpisce per l’organizzazione anarco-sindacalista è l’istituzione di un nuovo articolo, 47 Bis, con il cosiddetto “meccanismo ROSSO di flessibilità e stabilizzazione”, affinché quando sorgono cause cicliche o settoriali, il Consiglio dei Ministri possa attivare questo strumento affinché le aziende si avvalgono di misure di sospensione o riduzione dell’orario di lavoro davanti all’autorità del lavoro. Pertanto, viene creato un beneficio specifico per i lavoratori interessati che non consumeranno contributi, ma che non garantirà nemmeno il 100% della propria retribuzione. Le aziende, dal canto loro, manterranno i bonus contributivi, che sono basati sulla causa sospensiva alla sola condizione di fornire formazione ai lavoratori.
D’altra parte, CGT fa notare che la priorità degli accordi aziendali su quelli di settore scompare solo in materia salariale, mantenendosi in altri aspetti, e il Contratto Collettivo viene recuperato in una situazione di ultra-attività. Ma, d’altra parte, non viene modificata la formulazione delle cause del licenziamento della riforma del lavoro del 2012, né la modifica sostanziale delle condizioni di lavoro degli stessi. Non vengono neppure ripristinate le indennità di licenziamento non corrisposte e gli stipendi processuali che la riforma del Partito popolare ha alterato e che ha portato ad un abuso del licenziamento libero senza alcuna conseguenza per la classe imprenditoriale. Inoltre, CGT ritiene che questa “nuova” normativa di Yolanda Díaz continui sulla strada della flessibilità e della competitività delle imprese sul mercato internazionale. Insomma, il blocco centrale di questo nuovo testo riguarda la precarietà, la sua spina dorsale, ma è una condizione richiesta da Bruxelles per ricevere i fondi, anche se non fissa nemmeno un limite massimo per azienda o settore, ma dipenderà dalla trattativa.
La CGT rimprovera al Governo del PSOE e dell’UP che la mancata abrogazione della Riforma del lavoro del 2012 ha tralasciato tanti aspetti molto dannosi per i lavoratori di questo Paese, poiché non risolve nemmeno i problemi dei contratti part-time non volontari, né limita o vieta il ricorso allo straordinario, nonostante il tasso di disoccupazione esistente. Né limita l’assegnazione dei lavoratori tramite le Agenzie di Lavoro Temporaneo (ETT).
CGT ritiene che questa “non abrogazione” o “non riforma” sia una nuova presa in giro per la classe lavoratrice, che continua a subire le conseguenze di nuove crisi senza riprendersi da una situazione ancora più dura dopo la pandemia di Covid-19, presente nel nostro paese dal marzo 2020, qualcosa che, a quanto pare, per i vertici sindacali del CC.OO. e UGT non è presa in considerazione alla luce della cessione effettuata senza contropartita, né lotta per il suo recupero.