CHI SI CURA DI CHI CURA?
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo volantino comunicato dei compagni della Cub Sanità e dell’Usi-Cit Sanità di Firenze
Caos negli ospedali toscani
Contrariamente alla propaganda di Governo e Regione Toscana, la situazione negli ospedali e nei servizi sanitari, anche della nostra regione, continua a essere preoccupante e rischiosa per il personale e per la evoluzione della pandemia. La pandemia infatti ha fatto emergere quello che da anni denunciamo ,il progressivo smantellamento del sistema sanitario, ma a quasi un anno dall’inizio dell’emergenza, non si vedono ancora inversioni di tendenza.
Carenze e carichi di lavoro del personale:
Se c’è una cosa che la pandemia ha evidenziato è quanto le carenze di personale sanitario, non solo medici e infermieri ma anche addetti all’assistenza, tecnici, personale dei servizi appaltati hanno pesato sulla difficoltà di curare le persone ammalatesi anche di Covid. Da anni denunciamo l’aumento delle infezioni ospedaliere dovute ad appalti al ribasso dei servizi di pulizie , sanificazione e igienizzazione, ma anche in questa pandemia, questi servizi non sono stati potenziati. Così queste lavoratrici e lavoratori spesso stranieri, sfruttati con stipendi da fame e scarse tutele, con DPI spesso inadeguati, sono stati esposti al contagio come pochi altri lavoratori avendo a che fare con la pulizia e lo smaltimento di materiale sporco e infetto.
La situazione degli organici ospedalieri era già drammatica prima della pandemia, per il blocco di anni delle assunzioni, per l’aumento dell’età media dei dipendenti a causa della riforma delle pensioni,per la presenza di tanti lavoratori precari, di agenzie interinali, a tempo determinato, a partita IVA. Nel settore medico le carenze vengono coperte dallo sfruttamento massivo di studenti specializzandi di professioni sanitarie e medicina, distolti quasi totalmente dallo studio previsto nelle specializzazioni e nel praticantato e impiegati a tutti gli effetti come personale in servizio ma con stipendi molto più bassi (pagati dalle università invece che dal ministero), spesso senza neanche diritto alle mense ospedaliere e senza i bonus che sono invece stati retribuiti al personale effettivo.
Le tanto sbandierate assunzioni di infermieri,di OSS… sono in realtà per la maggior parte stabilizzazioni di personale già presente e i nuovi assunti si sono trovati buttati allo sbaraglio , senza necessaria formazione e affiancamento, nei reparti più difficili.
A condizioni di lavoro faticose e a rischio , si somma la prospettiva di non poter intravedere uno spiraglio per il riposo dato che le ferie sono state bloccate ,impedendo agli operatori la possibilità di recupero psicofisico; e come se non bastasse a tanti operatori è stato anche chiesto di svolgere attività aggiuntiva per potenziare il personale delle RSA (esternalizzate e appaltate) nei momenti di emergenza legata a focolai COVID, che anche nella nostra Regione sono scoppiati a macchia d’olio in queste strutture, contagiando operatori e anziani.
Lavoratori che per età e patologie rientrano nelle categorie delle fasce “fragili” riescono con difficoltà ad essere impiegati nei reparti e nei servizi meno a rischio, esponendosi così ogni giorno al rischio di ammalarsi.
Carenza di controlli e tracciamenti:
La sicurezza e la salute del personale sanitario e in particolare di quello ospedaliero è indispensabile per non lasciare scoperti presidi necessari alla cura di tutta la popolazione, ciò dovrebbe comportare il controllo preciso e sistematico di queste|i lavoratrici\ori; sarebbe in particolare necessario un tracciamento continuo dei dipendenti sanitari .
Invece non solo vengono sottoposti a tamponi regolari solo in caso di focolai accertati ma le misure di sorveglianza sanitaria sono estremamente disomogenee nei vari presidi sanitari della Regione e anche all’interno della stessa AUSL Toscana Centro che solo con le Indicazioni operative del 20 novembre ha stabilito un’attività di screening con periodicità non superiore a 30 giorni, misura peraltro non ancora attuata.
Del resto i decreti governativi già da inizio pandemia hanno stabilito che l’operatore sanitario continua a lavorare se asintomatico anche se ha avuto contatto stretto con persone positive, a differenza di tutti gli altri lavoratori. Perché?
Di fatto, Governo, Regione, Dirigenze Asl hanno scelto di non effettuare controlli sistematici per non scoprire i reali contagi negli ospedali che potrebbero bloccare l’attività lavorativa. Ma questo fa sì che un numero alto di operatori asintomatici possano continuare a lavorare diventando possibile diffusore di contagio per altri colleghi e anche utenti . Una politica criminosa che si scontra con la retorica dell’eroe che ci viene propinata in questi mesi.
Cura delle patologie Non COVID
Il tentativo furbesco di tirare una coperta troppo corta, riconvertendo personale e interi reparti alle terapie Covid, sta comportando un grave calo nel livello di cura delle altre patologie.
Gli stessi ospedali Covid non sono certamente nuove strutture ma gli stessi ospedali ai quali sono stati chiusi reparti di medicina e chirurgia per trasformarli in strutture COVID dedicate con danni enormi al territorio e ai pazienti anche di malattie gravi.
E per trarre profitto da questa situazione ecco che si fanno avanti i privati che, facilitati anche dai decreti governativi , aumentano le loro prestazioni in convenzione pubblica verso i settori più remunerativi e meno impegnativi assorbendo e dando risposte per le patologie e le chirurgie meno gravi, ma assorbendo anche le risorse economiche che dovrebbero essere destinate a potenziare la sanità pubblica.
Lo stesso accade per le visite ambulatoriali e le prestazioni diagnostiche e specialistiche ,che,in ragione di tempi di attesa già biblici prima della pandemia, con il rischio gravissimo che alcune patologie siano scoperte in serio ritardo rispetto alla necessità di terapie, obbligano un enorme mole di utenti a servizi a pagamento in strutture private o convenzionate con le assicurazioni.
Dividi et impera
La difficoltà di ostacolarequesti processi deriva anche dalla politica di divisione fra i lavoratori che è stata portata avanti in questi anni :la divisione fra i lavoratori pubblici e quelli degli appalti, come le pulizie, la divisione fra i “buoni” e i “cattivi”, premiati o puniti con le pagelline aziendali, la divisione fra categorie professionali organizzate anche in sindacati autonomi che pur gridando allo scandalo sono in realtà concentrati a mantenere privilegi sindacali e tutele per le proprie strutture
Come CUB Sanità e USI Cit, denunceremo a ogni livello ogni violazione della sicurezza e dei diritti dei lavoratori e degli utenti Chiediamo di segnalarci con prontezza ogni violazione e forzatura e di organizzare con noi la battaglia per una qualità del lavoro e del servizio dignitosa ed efficace.
Non vogliamo essere eroi, vogliamo diritti e dignità nel lavoro!!
Firenze, dicembre 2020