7° Conferenza nazionale del FLNA: report, documento politico, mozioni approvate
Sabato 1° febbraio si è svolta a Firenze la 7° Conferenza nazionale del Fronte di Lotta No Austerity. L’evento ha visto la partecipazione di rappresentanti di diverse realtà dei movimenti di lotta: gli operai della Beko (una delle vertenze di cui si sta parlando di più in questi giorni), quelli della Pirelli, i lavoratori dei trasporti (aeroportuali e ferroviari), i lavoratori della scuola e dell’università, quelli della sanità, studenti, Donne in Lotta. Un ruolo di primo piano lo hanno avuto diverse realtà del movimento palestinese, in particolare compagni palestinesi in prima linea nelle mobilitazioni di questi mesi, Sanitari per Gaza e Firenze per la Palestina. Sono intervenuti anche diversi rappresentanti dei movimenti antifascisti e anticapitalisti del territorio fiorentino (tra loro un operaio ex Gkn). Particolarmente importante è stata la presenza dei movimenti di lotta per la casa.
Le relazioni introduttive sono state affidate a Daniele Cofani, operaio ex Alitalia, che ha illustrato le misure repressive del governo partendo proprio dal DDL 1660 in corso di approvazione; Giovanna Lo Presti, in passato portavoce nazionale della Cub Scuola, ha concentrato la sua relazione sul tema degli orari di lavoro rilanciando la necessità di una riduzione oraria a parità di salario e sull’abolizione del turno di notte ad eccezione di quei lavori che per ragioni di necessità sociali non possono fermarsi; Ivan Maddaluni, ferroviere, ha fatto una panoramica delle dinamiche sindacali; Marzia Mecocci, storica attivista del Movimento di lotta per la casa fiorentino, ha illustrato la situazione del caro affitti e aggiornato sulle lotte in corso nel territorio (il Movimento di lotta per la casa di Firenze è conosciuto per l’intervento quotidiano contro gli sfratti).
Il dibattito è stato ricco e partecipato e ha visto tra i temi principali la necessità condivisa di unire le lotte tra loro per cacciare governo e padroni, prendendo esempio dal’eroica resistenza del popolo palestinese che da Ottant’anni si oppone all’invasione coloniale dei sionisti, avamposto medio orientale dell’imperialismo occidentale (Usa in testa). Le conclusioni sono state affidate a Diego Bossi, operaio Pirelli, che ha anche coordinato il dibattito.
Durante la giornata, su proposta di una compagna di Nudm, è stata espressa solidarietà alla marcia dell’orgoglio antifascista, antirazzista, femminista e lgbt+, proprio in quelle ore in corso a Buenos Aires.
Un momento importante è stato il collegamento internazionale con Herbert Claros del sindacato Csp Conlutas (Brasile) e dirigente della Rete sindacale internazionale di solidarietà e di lotta (a cui l’Flna aderisce) e con Joao Reis, lavoratore Volkswagen del Portogallo.
Al termine del dibattito sono stati messi ai voti, oltre al documento politico che orienterà l’azione del Flna nei prossimi mesi, diversi ordini del giorno di solidarietà.
Dopo l’approvazione dei testi si è svolta la presentazione del libro La storia nascosta del sionismo di Ralph Schoenman, con la presenza di Karim Farsakh (Studenti palestinesi in Italia e autore della prefazione), Francesco Ricci (curatore del libro) e Pablo Bartoli (Associazione Solidarietà e Alternativa).
La giornata si è conclusa con una sensazione comune di un dibattito di alto livello e la conferma dell’importanza che riveste questo strumento – il Fronte di Lotta No Austerity – per le sorti della lotta di classe in Italia.
Il Documento politico e le mozioni di solidarietà
Capitalismo significa guerre, miseria, devastazione ambientale
Il 2025 inizia nel peggiore dei modi. Il capitalismo, sempre più in crisi, accentua le sue contraddizioni in una spirale di guerre, povertà, emergenza climatica, repressione, ascesa dei populismi di destra. Continua in Palestina il genocidio di un intero popolo per mano della feroce bestia sionista, armata fino ai denti e supportata dalle principali potenze imperialiste (Usa e Paesi europei in testa). Israele ha esteso i suoi attacchi a tutta la regione, dal Libano alla Siria, fino allo Yemen. Non si ferma la guerra in Ucraina, dove la popolazione civile è stremata dagli attacchi criminali di Putin, mentre il governo Zelensky priva di diritti democratici i settori popolari e in particolare i sindacati. L’imperialismo accentua le politiche di guerra, incrementando le spese militari, a tutto vantaggio dell’industria militare e del grande capitale. In Italia, in soli due anni i profitti delle prime 10 imprese esportatrici di armamenti si sono moltiplicati, sia come utile netto, con un aumento del 45% (pari a 326 milioni di euro), sia in termini di flusso di cassa disponibile, con un balzo del 175% (pari a 428 milioni di euro).
Di giorno in giorno si accentua la polarizzazione sociale nel mondo. Metà della ricchezza del mondo è nelle mani dell’1% della popolazione, mentre più di un miliardo di persone vivono una condizione di povertà assoluta. Secondo i dati forniti dallo stesso Fmi, negli ultimi dieci anni i profitti delle 200 più grandi multinazionali sono aumentati del 47%! Tra le prime 200, 60 hanno sede negli USA, 55 in Cina, 16 in Giappone, 12 in Francia e 11 in Germania. Le italiane sono due: Enel al 97° posto (103 miliardi di fatturato e 3,7 miliardi di profitti) ed Eni al 98° (102 miliardi di ricavi e 5,1 miliardi di utili).
La catastrofe ambientale, frutto del cambiamento climatico, è sotto gli occhi di tutti: lunghe siccità seguite da piogge fuori controllo, esondazioni devastanti (da Valencia all’Emilia Romagna al Brasile), frane ed erosione del terreno, che, nell’insieme, producono danni immensi non solo alle aree d’insediamento ma anche all’allevamento e alla produzione agricola. Tutto questo è il risultato dello sviluppo capitalistico, che per sua natura è sregolato, organizzato sulla base della mera ricerca del profitto, senza alcuna attenzione all’ambiente.
Sono i Paesi dipendenti o semi-dipendenti quelli che subiscono in misura maggiore queste contraddizioni: dall’Africa al vicino e medio Oriente, dall’India all’America Latina, tanti territori continuano ad essere terra di saccheggio per le multinazionali, che si appropriano delle risorse economiche, lasciando nella miseria assoluta le popolazioni locali, costrette a una migrazione forzata.
Le politiche dei governi capitalistici di ogni colore hanno contribuito ad arricchire il grande capitale a danno della classe lavoratrice, che continua a subire un costante peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, con perdita costante del potere d’acquisto dei salari per l’inflazione. Le mobilitazioni delle lavoratrici e dei lavoratori sono state tradite dalle loro direzioni politiche e sindacali, che hanno supportato gli interessi capitalistici. La delusione che ne è seguita ha contribuito a fomentare politiche populiste, razziste, xenofobe, maschiliste e omobitransfobiche, spesso a vantaggio dei partiti di destra, come negli Usa, in Germania e anche in Italia.
Il contesto politico nazionale: il Governo Meloni
La destra reazionaria fa, coerentemente, la sua parte: pensa di risolvere problemi sociali ed economici con un giro di vite repressivo, inasprendo le pene per reati già esistenti ed inventandosi nuovi reati e nuove pene; attua un sabotaggio della democrazia parlamentare che dice di voler rispettare. Non è nuova la cattiva abitudine di abusare della decretazione d’urgenza, ma il governo Meloni ha battuto ogni record: dal 22 ottobre 2022 al 30 settembre 2024 sono stati varati 72 Decreti legge, 104 decreti legislativi e 122 disegni di legge; oltre che alla decretazione di urgenza (per questioni tutt’altro che urgenti) il governo Meloni ha fatto ricorso alla fiducia per ben 67 volte (il primato di Renzi, 68 voti di fiducia in 33 mesi, viene superato alla grande). Gran parte di questa proliferazione normativa è scritta letteralmente “con i piedi”; ma chi governa sa bene che ciò non impedirà di fare un ulteriore passo verso una visione autoritaria dello Stato e di farla introiettare a un buon numero di cittadini, convinti della necessità di un “ritorno all’ordine”. Anche per questo il governo Meloni va fermato: il piano inclinato di quella che chiamano “democrazia autoritaria” si può ribaltare soltanto attraverso il dissenso continuativo e organizzato.
Forniamo, alla fine del documento, un elenco ragionato dei provvedimenti più dannosi firmati Meloni.
In tutto ciò, è evidente come si abbini al carattere ideologico reazionario e padronale del governo anche una spiccata tendenza all’affarismo speculativo, tipica anche dei governi precedenti. Ciò si abbina a un clima di guerra che influenza non solo l’economia reale, ma che favorisce l’applicazione di provvedimenti estremi e repressivi.
Oltre alla bassezza culturale dei governanti, va registrata la forte influenza che hanno le molte direzioni dei sindacati e dei movimenti nel mantenere uno stato di arretramento nella coscienza di classe, guidando i lavoratori a difendere più gli scarsi frutti del proprio sfruttamento che a riscattare un futuro di dignità per tutti. In questo contesto, la paura indotta dello straniero e del migrante – demonizzato quando non serve ad adempiere servizi indispensabili come il lavoro di cura o la raccolta degli ortaggi – fa ancora presa sulla popolazione, anestetizzata anche da finti oppositori sociali tra cui per primi dobbiamo citare le direzioni dei grandi sindacati confederali.
Anche politicamente la possibile opposizione è tutta da costruire. Di fatto, il cosiddetto centrosinistra gestisce una opposizione del tutto strumentale alla propaganda elettorale, essendo in realtà in linea con il Governo su molti provvedimenti, pensiamo alla legge 40, alle norme sul lavoro del Governo Renzi (Vedi Jobs Act), alla abolizione della Scala Mobile, alla Riforma Fornero, ai Centri di detenzione in Libia. D’altro lato, nella cosiddetta sinistra radicale (che radicale in realtà non è mai stata) oggi lontana dalla soglia elettorale necessaria per entrare in parlamento, si fa largo la tentazione opportunista di una alleanza con il centrosinistra pur di rientrare nei giochi, evento che comporterebbe un’ulteriore deriva riformista.
La sinistra antagonista e antisistemica è invece oggi divisa in una moltitudine di piccole realtà politiche, in perenne contrasto sia sui temi nazionali che internazionali e spesso senza la capacità di unione delle forze neanche su specifiche battaglie.
In tutto ciò, il ruolo e compito del Flna è ancora una volta di favorire il dialogo e il confronto tra le idee e organizzazioni per costruire l’unità d’azione e sviluppare battaglie comuni, al fine di aprire la possibilità di una alternativa sistemica, guardando soprattutto ai giovani e alla necessità di nuove forme organizzative e di lotta.
Lotta di classe, mobilitazioni, necessità di un fronte unico di lotta
Le lotte in questi ultimi mesi non si sono fermate, anzi. Abbiamo assistito all’ascesa di un movimento mondiale a sostegno del popolo palestinese e contro le guerre imperialiste, con mobilitazioni in tutte le università del mondo e il sostegno di settori della classe lavoratrice. Le mobilitazioni a sostegno della Palestina continuano a registrare, anche in Italia, una significativa presenza di giovani, immigrati di prima e seconda generazione, studenti, attivisti. Sono state molto partecipate anche le manifestazioni contro il Ddl 1660, decreto che inasprisce le misure repressive dei “decreti sicurezza” di Salvini e Conte, mai aboliti dai precedenti governi (decreti per la cui abolizione il Flna ha promosso più di una campagna, nel silenzio di molte direzioni sindacali troppo impegnate a sostenere i governi di Conte e Draghi).
Gli ultimi scioperi, soprattutto quelli generali, hanno visto, in Italia e nel mondo, una grande partecipazione, con momenti particolarmente combattivi in Francia nel 2023 (lotta contro la “riforma” delle pensioni). Tra i vari settori, quello dei trasporti è stato e continua ad essere, in tutta Europa, uno di quelli con più alte adesioni agli scioperi. Anche in Italia gli scioperi del trasporto locale e delle ferrovie, nonostante le leggi antisciopero, sono riusciti a creare numerosi disagi.
Continuano ad essere imponenti le mobilitazioni delle donne, che ogni 25 novembre e 8 marzo vedono scendere in piazza centinaia di migliaia di persone. Nel novembre 2023, sull’onda dell’indignazione per il femminicidio di Giulia Cecchettin, c’è stata a Roma una delle più grandi manifestazioni degli ultimi decenni. Un potenziale che, purtroppo, è stato disperso per volontà delle direzioni riformiste attualmente egemoni nel movimento transfemminista.
Oggi più che mai risulta necessario unire, su una piattaforma anticapitalista, tutte le mobilitazioni, rafforzando un grande fronte di lotta unitario che superi divisioni, atteggiamenti autoreferenziali e opportunismi. Occorre, anzitutto, rilanciare le lotte operaie e dei lavoratori, unificandole con quelle delle donne, del movimento a sostegno della Palestina, dei comitati contro la repressione. Troppo spesso assistiamo a divisioni controproducenti. Lo scontro e la polemica politica sono necessari, ma non devono mettere mai in discussione l’unità d’azione, di sciopero e di manifestazione. Costruire scioperi e manifestazioni separate o coordinamenti contrapposti (ognuno magari in nome del “fronte unico” … sic!) danneggia la lotta e avvantaggia il governo e i padroni.
Il Fronte di lotta No Austerity si batte per costruire un ampio fronte unitario che, sulla base della più ampia democrazia interna, permetta di conciliare dibattito politico e unità d’azione.
Confermiamo con convinzione la nostra adesione alla Rete sindacale internazionale di solidarietà e di lotta: i capitalisti si organizzano su scala internazionale per toglierci i diritti, dobbiamo organizzarci internazionalmente anche noi per riappropriarcene!
La Conferenza del 1° febbraio a Firenze propone ai movimenti e alle organizzazioni sindacali la seguente piattaforma rivendicativa:
- No al riarmo e no alle guerre imperialiste. Pieno sostegno alla resistenza dei popoli oppressi dall’imperialismo e dai suoi alleati.
- Unità del movimento operaio con le mobilitazioni per la Palestina. Pieno appoggio alle iniziative degli studenti nelle università contro la collaborazione con Israele. Pieno appoggio al Bds.
- Ritiro del Ddl 1660 e di tutte le precedenti leggi repressive e xenofobe (“Decreti sicurezza”, “Decreto anti-rave”, ecc).
- Aumento dei salari in misura significativa per far fronte all’inflazione. Rinnovi contrattuali che rimettano al centro la salute e la sicurezza dei lavoratori.
- Aumento dell’assegno pensionistico e riduzione dell’età pensionabile. Ripristino dell’articolo 18 e abolizione del Jobs Act.
- Abolizione del lavoro notturno e festivo, ad esclusione dei servizi socialmente necessari. Per chi lavora di notte o nei giorni festivi, riduzione dell’orario di lavoro mensile a parità di stipendio.
- Assunzione a tempo indeterminato di tutto il personale precario, con riduzione a parità di stipendio dell’orario di lavoro per il personale già assunto.
- Sanità pubblica che, fuori da ogni logica di profitto, sia sostegno alla collettività: mai più liste d’attesa per farsi curare!
- Aumento dei finanziamenti ai centri antiviolenza, con presidi pubblici in ogni quartiere e luogo di lavoro contro la violenza sulle donne.
- Incremento delle attività (alfabetizzazione, supporto nella ricerca di lavoro, ecc.) funzionali a favorire l’integrazione degli immigrati e dei loro figli. Diritto di cittadinanza per tutte e tutti gli immigrati.
- Creazione di una banca di Stato in grado di fare prestiti vantaggiosi a lavoratori dipendenti e autonomi. Azzeramento dell’Iva. Aumento delle tasse per capitalisti e banchieri, drastica riduzione delle tasse per lavoratori dipendenti e piccoli lavoratori autonomi.
- Redistribuzione delle ricchezze. Nazionalizzazione sotto controllo dei lavoratori delle grandi industrie, a partire da quelle che minacciano di chiudere o licenziare. Statalizzazione dei servizi di distribuzione del gas e dell’energia.
Guardiamo alcuni dei principali provvedimenti del Governo:
Decreto Rave (D.L. 31 ottobre 2022 n. 162, convertito con la L. 30 dicembre 2022 n. 199), modifica le norme relative all’invasione di terreni o edifici, pubblici o privati, con la previsione della reclusione da 3 a 6 anni e della multa da 1000 a 10000 euro, se il fatto è commesso da più di 50 persone. Di fatto si utilizza la scusa del rave per colpire ogni tipo di occupazione; nella pratica, con particolare accanimento contro le occupazioni sociali e abitative, il provvedimento colpisce le aggregazioni sociali spesso ostili al Governo e mira a smantellare le occupazioni abitative di emergenza, criminalizzando i movimenti di lotta della casa, che invece da soli hanno avuto il merito di arginare il disastro sociale del caro mattone. Si tratta di un provvedimento che soddisfa e tutela l’avidità dei grandi proprietari immobiliari amici del Governo e al contempo colpisce le autogestioni sociali.
Legge Roccella (L. 24 novembre 2023 n. 168), che dovrebbe rafforzare la legislazione vigente in merito a femminicidio e violenza domestica. In realtà, si agisce solo da un punto di vista sanzionatorio, strategia di fatto poco efficace perché si rifiuta parallelamente ogni tentativo di tipo culturale e sociale volto a contrastare l’ideologia maschilista e la visione patriarcale del governo. Ad esempio, non si fa nulla per l’emancipazione delle donne e per la parità delle donne che continuano ad esempio ad essere discriminate da un punto di vista economico e lavorativo; si rifiuta l’educazione sessuale nelle scuole; si continuano a tollerare modelli ipermaschilisti/misogini che imperversano sui social e persino nei testi delle canzoni; si continua criminosamente a svantaggiare la libertà di aborto. Tutto ciò in presenza di un capo del Governo donna che paradossalmente, al di là delle dichiarazioni di facciata, agisce in difesa del modello patriarcale sistemico.
Decreto Caivano (D.L. 15 settembre 2023 n. 123, convertito con la L. 13 novembre 2023 n. 159), con cui si millantano nuove misure volte a contrastare il disagio giovanile, la povertà educativa e la criminalità minorile, a parole per favorire lo sviluppo economico e sociale delle zone disagiate anche con percorsi rieducativi per i giovani. In realtà, si tratta di aria fritta che niente fa per disinnescare la bomba sociale del disagio giovanile; un disagio dovuto soprattutto a lavoro ultra precario, povertà generalizzata, servizi scolastici al collasso, ecc. Situazioni che le politiche di tagli del Governo Meloni stanno soltanto esacerbando e che non possono certamente essere curate con 10 poliziotti in più.
Decreto Carceri (D.L. 4 luglio 2024 n. 92, convertito con la L. 8 agosto 2024, n. 112), che mira a introdurre disposizioni in materia di ordinamento penitenziario. Provvedimento assolutamente di facciata e truffaldino, vergognosamente varato nell’immobilismo delle istituzioni sulle condizioni disumane di degrado delle carceri italiane, come dimostrano i tantissimi suicidi, quasi sempre di giovanissimi, che si tolgono la vita mentre sono sotto la custodia dello Stato.
Decreto Aggressioni Sanitari (D.L. 1º ottobre 2024 n. 137, convertito con la L. 18 novembre 2024, n. 171), con cui si introducono disposizioni in materia di contrasto dei fenomeni di violenza nei confronti di professionisti sanitari. Altro provvedimento fuffa vergognoso, che agisce solo sul lato repressivo, peraltro senza nessuna efficacia, e fa finta di non sapere che oltre a una deriva culturale violenta e reazionaria, le tensioni in ambito ospedaliero sono sempre dovute ai disservizi causati dai tagli alla sanità voluti dai Governi.
Decreto ONG (D.L. 2 gennaio 2023 n. 1, convertito con la L. 24 febbraio 2023 n. 15) e Decreto Cutro (D.L. 10 marzo 2023 n. 20, convertito con la L. 5 maggio 2023 n. 50), con cui si stabiliscono regole per le organizzazioni non governative e i relativi soccorsi in mare. Un’ennesima vergogna generata dall’ideologia xenofoba del Governo. Con questo provvedimento si vietano i “salvataggi multipli”, si forzano le destinazioni di attracco e si stabiliscono multe salatissime e sequestro dei mezzi per le Ong. Un provvedimento che produce morte. Parallelamente, la filastrocca “aiutiamoli a casa loro” rimane tale, in quanto non si fa nulla per liberare il mondo dalle guerre, dall’imperialismo e dal dominio economico delle multinazionali, spesso all’origine dei flussi migratori.
Decreto Migranti (D.L. 19 settembre 2023, n. 124, convertito con la L. 13 novembre 2023, n. 162), con cui si dispongono una serie di norme stringenti sulla “accoglienza” e sui rimpatri. Invero ci si accanisce contro i migranti per nascondere il fallimento delle politiche del Governo in tema di immigrazione “clandestina”, aumentata durante il Governo Meloni/Salvini. Peraltro, c’è stato un evidente fallimento della politica razzista dei rimpatri, di fatto economicamente non sostenibile. L’unica grottesca via di uscita del Governo è la Ratifica del protocollo d’intesa con l’Albania in materia di gestione dei flussi migratori (L. 21 febbraio 2024 n. 14), con il quale si istituiscono centri di detenzione per migranti in Albania, una misura ridicola oltre che umanamente inaccettabile.
Decreto Caporalato (D.L. 11 ottobre 2024, n. 145, convertito con la L. 9 dicembre 2024, n. 187), in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale. Un altro provvedimento cinico e strumentale, che ha l’unico scopo di ridefinire la lista dei cosiddetti “Paesi di origine sicuri”, dopo lo smacco al Governo in relazione alla vicenda di alcuni migranti, che la magistratura ha riconosciuto essere stati deportati illegalmente nei centri in Albania.
DDL 1660 del 18 settembre 2024. Introduce una trentina di modifiche al codice penale formulando venti nuovi reati. Si tratta di una delle misure più emblematiche del Governo che ne delinea il carattere reazionario, in particolare prevede che i blocchi stradali diventino reati con pene fino a due anni di reclusione, criminalizza le proteste pacifiche, con l’aggravante per chi si oppone alla costruzione di grandi opere pubbliche e prevede pene fino a vent’anni per chi protesta nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) e nelle carceri, introducendo il reato di rivolta. Il DDL trova applicazione specifica, oltre che nella repressione delle proteste di piazza, anche nelle lotte sul lavoro, mirando a reprimere con maggiore violenza i picchetti organizzati come forma di protesta tipica delle vertenze nel mondo della logistica.
Decreto ZES unica nel Mezzogiorno (D.L. 19 settembre 2023, n. 124, convertito con la L. 13 novembre 2023 n. 162), con cui si istituisce un’unica zona economica speciale (ZES) nel Mezzogiorno (con annesse disposizioni per agevolare la coesione economica e il rilancio dell’economia). Sembra di ritornare alla fallimentare Cassa per il Mezzogiorno: non c’è alcuna reale intenzione di redistribuire la ricchezza in modo armonico nel Paese, né, tanto meno, di rivedere i rapporti di forza economici, ora a vantaggio delle grandi aziende del nord e delle multinazionali. Non c’è nemmeno un piano economico, sociale e culturale serio mirato a sradicare il potere delle organizzazioni criminali.
Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario (L. 26 giugno 2024 n. 86). Si tratta di un dispositivo con cui si accentua il divario economico tra Nord e Sud e si rinuncia definitamente alla redistribuzione di risorse e ricchezze.
D.L. 1240 (Riforma Bernini), in corso di esame in commissione, 11 dicembre 2024, che mira a introdurre disposizioni in materia di valorizzazione e promozione della ricerca. Anche qui, dietro l’altisonante retorica con cui viene presentata la “cassetta degli attrezzi”, è chiaramente visibile la linea di continuità rispetto al modello Gelmini di Università. Le tipologie contrattuali proposte sono ridicole e rispondono alla volontà di inasprire il già disumano livello di sfruttamento del precariato (che costituisce peraltro oltre la metà del personale accademico), con ulteriore perdita di diritti e tutele. Oltre a strizzare l’occhio al baronato universitario (ricalcando documento redatto dalla CRUI nel 2021), la Riforma Bernini si combina con le Leggi di bilancio, riproponendo l’esperienza delle leggi 133/2008 e 240/2010. Se il tragico binomio Brunetta-Gelmini, in 15 anni ha portato l’Università pubblica al collasso, i nuovi provvedimenti si apprestano a demolire ciò che resta di un servizio pubblico, a vantaggio di controparti private e telematiche.
Leggi di bilancio 2022 – 2023 – 2024 – 2025. Tutto ruota intorno all’abolizione del Reddito di cittadinanza e del Superbonus, all’attuazione del Pnrr e alla Flax Tax. In sostanza si mira a raccattare più soldi possibile dall’Europa per favorire i grandi speculatori del Paese, spesso anche tramite la realizzazione di “grandi opere inutili” (come il ponte sullo Stretto di Messina), e parallelamente a ridurre in ogni modo la spesa pubblica al solo fine di ridurre le tasse per la ricca borghesia padronale.
Ciò che non si dice è che parallelamente si continua a tagliare gli investimenti sui servizi pubblici essenziali, in particolare Scuola, Università, Ricerca e Sanità ormai al collasso, di fatto agevolando e persino finanziando i servizi privati in entrambi i settori. Per il cui anche il Decreto Liste d’Attesa (D.L. 7 giugno 2024 n. 73, convertito con la L. 29 luglio 2024, n. 107) risulta una presa in giro disgustosa in assenza di risorse concrete messe a disposizione per l’obiettivo. Al contempo si è completamente regalata al privato la gestione delle risorse naturali con grossi rincari sulle bollette.
Politica estera. L’Italia in politica estera esegue ciò che gli Stati Uniti comandano, oltre a curare gli interessi delle proprie multinazionali impegnate soprattutto nello sfruttamento delle risorse energetiche africane.
Decreto Lavoro (D.L. 4 maggio 2023 n. 48, convertito con la L. 3 luglio 2023, n. 85). Si cancella il Reddito di Cittadinanza, senza istituire misure alternative serie per la emergenza sociale. Fiscalmente si attuano misure per favorire i redditi più alti. Inoltre, si rende ancora più flessibile il ricorso, da parte delle aziende, ai contratti di lavoro a termine. Peraltro non si fa nulla contro il lavoro precario e povero, rifiutando persino la proposta di legge su un salario minimo. Si continua a cedere ai grandi interessi internazionali, procedendo alla cessione di Ita Airways (nano compagnia residua dal gigantesco smantellamento di Alitalia che ha lasciato per strada migliaia di lavoratori) al Gruppo Lufthansa e inchinandosi alle delocalizzazioni come ai licenziamenti di massa, lasciando da soli i lavoratori e spesso persino ostacolandoli, come nel caso delle vertenze Gkn, Whirlpool, Bekaert, Beko ecc.
Legge sul Made in Italy (L. 27 dicembre 2023 n. 206), con cui si attuano politiche per valorizzare, promuovere e tutelare il made in Italy. Inutile e insopportabile retorica nazionalista senza nessun effetto concreto. Nei nuovi licei per il Made in Italy istituiti si contano meno di 400 iscritti in tutta Italia.
Decreto Siccità (D.L. 14 aprile 2023 n. 39, convertito con la L. 13 giugno 2023 n. 68), con cui si attuano norme urgenti per prevenire e contrastare il fenomeno della siccità e per potenziare e adeguare le infrastrutture idriche. Altro decreto truffa che mira solo a produrre nuove speculazioni urbanistiche per defraudare altri fondi del Pnrr. Di fatto nel 2024 la crisi idrica, soprattutto nel Sud Italia e in particolare in Sicilia, ha raggiunto condizioni drammatiche e insostenibili.
Infrastrutture e Trasporti. Gli unici interventi concreti sono l’inutile decreto carburante sull’esposizione dei prezzi e il ridicolo decreto sul Ponte di Messina, progetto simbolo di tutte le “grandi opere” inutili. Per il resto un disastro di servizi, per cessione privatiste, soprattutto nel Tpl e nel Trasporto Aereo (vedi Ita) e per assenza totale dello Stato (nel caso di FS è anche proprietario) nella gestione dei servizi. Questi servizi sono affidati totalmente a faccendieri senza scrupoli, spesso uomini di Stato o referenti di poteri finanziari, che mirano solo a speculare in barba ai diritti degli utenti e alla dignità del lavoro.
Riforma del Codice degli Appalti (D. Lgs. 31 marzo 2023 n. 36, in attuazione della L. delega. 21 giugno 2022 n. 78). Ulteriori concessioni al mondo degli appalti, una giungla senza tutele, oggi il massimo modello e sistema di sfruttamento nel Paese.
Riforma del Codice della Strada (L. 25 novembre 2024 n. 177), che inasprisce le sanzioni per il superamento dei limiti di alcool o sostanze stupefacenti alla guida. Altra trovata ideologica con cui in particolare si vuole limitare il consumo di sostanze stupefacenti senza, come al solito, distinguere tra leggere o pesanti. Una trovata propagandistica che difficilmente otterrà il risultato di salvare vite.
Decreto Salva-casa (D. L. 29 maggio 2024 n. 69, convertito con la L. 24 luglio 2024 n. 105), con cui si attuano misure in materia di semplificazione edilizia e urbanistica. In sostanza non salva la Casa delle persone, tanto meno le persone che la casa non ce l’hanno, ma salva invece i costruttori, semplificando le pratiche per le concessioni edilizie. Di fatto una compensazione per l’abolizione del superbonus, peraltro non sufficiente considerando il gran numero di ditte che dopo l’abolizione hanno dichiarato fallimento.
Le mozioni di solidarietà
Pieno appoggio alla Resistenza palestinese: non fermiamo le mobilitazioni
Il Fronte di lotta No Austerity ribadisce il proprio sostegno alla Resistenza palestinese, che non si è piegata alla violenta aggressione genocida dei sionisti. L’attuale tregua dimostra che un esercito armato fino ai denti e finanziato dall’imperialismo (Usa in testa) può essere fermato dalla determinazione di un popolo in lotta per la propria libertà. Fondamentale, per arrivare a questo risultato, è stata la mobilitazione internazionale in solidarietà col popolo palestinese: per mesi le strade di tutto il mondo sono state invase da partecipatissimi cortei, che hanno gridato con forza “Free Palestine”; centinaia di università (incluse quelle degli Stati uniti) sono state occupate per esprimere sostegno al popolo palestinese.
L’attuale tregua è, tuttavia, un tregua fragile: finché la Palestina non sarà completamentente liberata dai sionisti nessuna pace potrà davvero essere garantita. Per questo la VII Conferenza del Fronte di lotta No Austerity fa appello a continuare le mobilitazioni a sostegno della Palestina, appoggia le campagne volte a colpire gli interessi economici e militari del sionismo, a partire dal Bds (tra cui la campagna di boicottaggio della casa farmaceutica Teva) e dalle iniziative per costringere le università a rompere le collaborazioni con Israele.
In particolare, in relazione al territorio fiorentino, esprimiamo sostegno alla protesta contro l’workshop di Unifi del 3 e 4 febbraio in collaborazione con l’università di Tel Aviv, con la partecipazione del console onorario di Israele e di un alto ufficiale delle forze di occupazione israeliane. Facciamo appello a partecipare al presidio del 3 marzo in via dei Benci ore 8.30.
Fuori i sionisti dalle università!
Pieno appoggio alla Resistenza palestinese!
Palestina libera dal Fiume al Mare!
No alla repressione! Per il ritiro del ddl 1660 e di tutte le leggi repressive!
La settima Conferenza nazionale del Flna si oppone con fermezza all’approvazione del DDL 1660 presentato e approvato dalla Camera dei deputati del governo Meloni e sostiene tutte le mobilitazioni per il suo ritiro. Ribadisce la centralità della lotta contro ogni legge liberticida introdotta dai vari governi d’ogni colore che si sono susseguiti negli ultimi decenni.
Il governo Meloni è un governo di estrema destra, padronale e reazionario, che vuole attaccare le lotte sociali puntando a fare un salto di qualità alla repressione da parte dello Stato borghese, ma sappiamo bene che questo DDL non fa altro che inasprire le leggi in tema di «sicurezza pubblica» varate dai precedenti governi di ogni colore, leggi sostenute da partiti ora all’opposizione parlamentare come il Pd e il M5s che negli anni, attraverso politiche repressive e nei fatti razziste, hanno spianato la strada a queste nuove norme.
Nei fatti sono tutti uniti nell’inasprimento della repressione delle lotte sociali per difendere un’agenda economica e politica imposta dal sistema capitalista attraverso le istituzioni e ogni governo al proprio servizio.
Di fronte a tutto ciò non ci resta che unire le lotte sindacali, studentesche, sociali e di movimento – come quello a sostegno della Resistenza palestinese – per cambiare i rapporti di forza a nostro favore contro i padroni, contro i governi e contro il capitalismo.
Le organizzazioni aderenti al Flna si attivano per supportare ed eventualmente a costruire comitati territoriali contro l’approvazione del DDL 1660 e per l’abrogazione di ogni legge liberticida in tema di repressione e immigrazione a partire dalla Turco-Napolitano, fino ad arrivare ai Decreti Minniti, Salvini e Lamorgese.
Solidarietà e sostegno alla lotta dei lavoratori Beko
Niente di nuovo sul fronte dello smantellamento del settore produttivo italiano. Il copione, a grandi linee, è sempre lo stesso: la multinazionale di turno (in questo caso Beko, in combutta con Whirlpool) arriva, compra, specula e saccheggia tutto ciò che può, prima di chiudere e delocalizzare. Alla fine, per i territori colpiti da questo cataclisma criminale resta solo il deserto, quello in cui si consuma il massacro sociale di migliaia di vite e di intere comunità. Come in un orrido scenario forense, al lauto banchetto non possono mancare i governi (di qualunque colore essi siano), che dopo aver sventolato un po’ di retorico patriottismo con qualche tocco di pietismo, possono finalmente svolgere la loro funzione di soci di minoranza delle multinazionali. Il loro compito, dopo aver intascato qualche mazzetta e magari anche incenerito un bel po’ di soldi pubblici (in ammortizzatori sociali), è semplicemente quello di ottimizzare l’eutanasia programmata delle fabbriche. Così la notizia-lampo di novembre sulla volontà di Beko di ridimensionare significativamente il proprio impegno nel territorio italiano (a pochi mesi dall’acquisto degli impianti produttivi ex Whirpool), s’inserisce perfettamente in questo modello di capitalismo predatorio. Questa tragedia annunciata, il cui costo umano si esprime in quasi 2000 licenziamenti (senza contare l’indotto), dismissioni complete o parziali di impianti, a sua volta è solo il preludio alla soluzione finale: la liquidazione definitiva.
Solo la lotta unita e compatta dei lavoratori e delle lavoratrici può fermare questo scempio. Il primo pallido risultato ottenuto con il presidio di fronte al “Ministero delle Imprese e del Made in Italy” (cui ha preso parte anche una delegazione di studenti e precari solidali “uniti nella lotta”) non è la vittoria, né deve creare illusioni sulle reali volontà di Beko e del governo, ma ricorda a tutte e tutti che la lotta paga.
Il Fronte di Lotta No Austerity sarà parte integrante della lotta delle lavoratrici e dei lavoratori della Beko, offrendo la propria solidarietà militante e sostenendo tutte le future iniziative di lotta che verranno organizzate.
Solidarietà e sostegno alla lotta degli operai del settore automotive
Dopo anni di mattanza sociale, scandita da chiusure, delocalizzazioni, licenziamenti e uso massiccio, nonché discriminatorio della Cassa integrazione, mentre i padroni delle case automobilistiche hanno continuato ad arricchirsi a dismisura cullati dai finanziamenti plurimilionari degli Stati borghesi, a partire dagli Agnelli/Elkann in Italia, la crisi del comparto automotive sta svelando tutta la sua drammaticità, divenuta oramai un fenomeno globale dalle dimensioni abnormi che sta tirando giù nell’abisso l’intero indotto commerciale e industriale, coinvolgendo milioni di lavoratori in tutto il mondo.
In Italia in particolare Stellantis, in piena continuità con la storia della Fiat, sta costringendo migliaia di operai alla contrazione salariale tramite la cassa integrazione, sfruttando le risorse dello Stato borghese mantenuto dai lavoratori.
Sul lato della repressione non mancano provvedimenti disciplinari e licenziamenti politici (ricordiamo i gravissimi casi di Francesca Felice e Delio Fantasia, compagni operai protagonisti del sindacalismo di base).
Il Fronte di Lotta No Austerity sarà parte integrante della lotta delle lavoratrici e dei lavoratori del settore automotive, offrendo la propria solidarietà militante e sostenendo tutte le future iniziative di lotta che verranno organizzate.
Solidarietà e sostegno alla lotta degli universitari e delle universitarie contro tagli e precarizzazione
L’Università pubblica sta subendo l’attacco più violento dai tempi dei tagli di Brunetta e della conseguente Riforma Gelmini. In 15 anni di Austerity le posizioni di ruolo sono calate, mentre sono aumentati drammaticamente i contratti precari, ad alta ricattabilità e privi di minime tutele sindacali. Il precariato supera oggi di oltre la metà il personale di ruolo, mentre l’attività di Ricerca, con l’eliminazione del ricercatore a tempo indeterminato è stata privata di una prospettiva di ampio respiro. Il finanziamento pubblico è cronicamente insufficiente a garantire le minime esigenze vitali degli atenei. Ciò, ha aumentato la dipendenza dal privato ed inasprito la gestione aziendalistica, creando ambienti lavorativi tossici a competizione sfrenata.
Il nuovo attacco combina tagli massicci al finanziamento pubblico con una riforma precarizzante, infierendo su un sistema già in agonia, insidiato peraltro dalla competizione dei diplomifici telematici. Tutto ciò è solo il preludio di un più ampio disegno di smantellamento dell’Università pubblica.
In risposta a ciò, in tutta Italia si registra un importante risveglio delle mobilitazioni universitarie, nate prevalentemente dal basso, col protagonismo del precariato ma raccogliendo tutti i segmenti del mondo accademico. Oltre alla dimensione oppositiva a tagli e precarietà, le assemblee precarie si stanno ponendo la prospettiva di un diverso modello di Università pubblica.
Il Fronte di Lotta No Austerity plaude alla rinnovata capacità di lotta del mondo accademico, offrendo la propria solidarietà militante e sostegno alle mobilitazioni.
Verso l’8 marzo: non sia una giornata rituale
Anche quest’anno si annunciano grandi mobilitazioni e scioperi per l’8 marzo. Come hanno dimostrato le giornate del 23 e 25 novembre, la lotta dei settori che lottano per l’uguaglianza di genere (donne, lgbt+) continua a portare in piazza decine di migliaia di persone, in gran parte giovani e giovanissimi. Il governo di destra attacca quotidianamente le donne e le persone lgbt+, sia sul terreno verbale che su quello delle condizioni materiali. E’ soprattutto sul terreno delle condizioni economiche che le donne e gli altri settori oppressi soffrono le condizioni peggiori: spesso la maternità risulta inconciliabile col lavoro; lo smantellamento dei consultori e i tagli alla sanità trasformano le cure sanitarie in un privilegio per pochi; l’obiezione di coscienza impedisce l’esercizio del diritto di aborto.
Il nuovo governo, nonostante sia guidato da una premier donna, non ha fatto nulla per le donne: in continuità con i governi precedenti, applica una politica di privatizzazioni e tagli ai servizi pubblici che peggiorano le condizioni di vita e di lavoro delle donne. Sul terreno dei diritti delle persone lgbt+, il governo fomenta un’ideologia reazionaria, come dimostrano, tra le altre, le proposte del ministro dell’istruzione Valditara (che introduce nelle scuole lo studio della Bibbia).
Il Fronte di lotta No Austerity si impegna fin da subito per sostenere le mobilitazioni e gli scioperi dell’8 marzo, al fine di unire le lotte dei settori oppressi a quelle della classe operaia, sottraendole all’influenza nefasta di partiti padronali che mirano solo a strumentalizzare le lotte per tornare al governo.
Il capitalismo avvelena il pianeta: solidarietà alle lotte per la giustizia climatica
La 7° Conferenza nazionale del Flna esprime solidarietà a tutte le lotte per la giustizia climatica e contro l’avvelenamento sistematico dei territori causato dal sistema socio economico capitalista.
Se da una parte, all’indomani dell’anno più caldo di sempre, dove per la prima volta il pianeta ha registrato la soglia di 1,5° al di sopra dei livelli preindustriali, Trump ha inaugurato il suo mandato ritirando il secondo maggior Paese produttore di gas serra dagli accordi di Parigi, dall’altra dobbiamo constatare che decenni di accordi internazionali si sono rivelati una farsa: per quanto le industrie si autocelebrino paladine del rispetto ambientale, avvalendosi di enti certificatori prodotti dallo stesso sistema capitalista che sta distruggendo il pianeta e che abbiamo visto, ormai più volte e palesemente, lucrare sui temi ambientali con pratiche truffaldine e criminali come il greenwashing, la verità incontestabile dei dati ci riporta davanti a una realtà inconfutabile: un centinaio di aziende produce 3 quarti dei gas serra del pianeta; e un paio di dozzine ne produce la metà. I piani di ristrutturazione produttiva globali, sostenuti anche da pezzi del movimento ecologista mainstream, sono totalmente inefficaci. Il problema è il capitalismo, sistema incompatibile con la sopravvivenza dell’umanità sul pianeta Terra.
Sostegno alle lotte in difesa del clima!
Nessuna fiducia nelle promesse dei governi complici dei padroni!
Unità delle lotte contro gli sfruttamenti di persone e di risorse naturali!
Sostegno alle iniziative della Rete Argentina No Se Vende in Italia
La settima conferenza nazionale del Fronte di Lotta No Austerity sostiene e promuove la Rete “Argentina no se vende” in Italia, che si batte per dare sostegno internazionale alle mobilitazioni in Argentina contro il governo reazionario di Milei.
Nella giornata odierna (1 febbraio) in tante città sono in corso sit-in e azioni simboliche per dare sostegno alla Marcha federal dell’orgullo antifascista, antiracista, lgbt+ in Argentina.
Il Fronte di lotta No Austerity e le Donne in Lotta sono al loro fianco!
Solidarietà ai lavoratori in Perù
La VII Conferenza nazionale del Fronte di Lotta No Austerity esprime la propria solidarietà ai lavoratori della fabbrica del settore ceramico Lima s.a. (Celima) in Perù. L’azienda ha annunciato la chiusura di tre stabilimenti, cosa che comporterebbe il licenziamento di 216 lavoratori. Da subito sono state organizzate dure lotte e una campagna internazionale, ma l’azienda continua con la sua politica di licenziamenti, volta in particolare a colpire gli attivisti sindacali combattivi.
Chiediamo il ritiro di tutti i licenziamenti e del piano di chiusura della fabbrica.
Pieno appoggio internazionale alla lotta degli operai e delle operaie.
Galleria fotografica
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